2013-12-21 13:46:06

Appello del Papa alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano: il commento del prof. Buranelli


“L’Italia è sempre stata nel mondo sinonimo di cultura, di arte, di civiltà”: lo ha detto ieri il Papa ricevendo le rappresentanze diplomatiche italiane. In effetti nel Belpaese sono presenti la maggior parte dei siti – ben 49 – considerati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Per un commento alle parole del Santo Padre e per sapere se gli italiani s’identificano ancora nelle proprie risorse culturali, Roberta Barbi ha intervistato il prof. Francesco Buranelli, archeologo e storico dell’arte, del Pontificio Consiglio della Cultura:RealAudioMP3

R. – Ha espresso un sentire comune a tutti noi italiani. È un elemento per dimostrare quanto non solo il bello sia un elemento aggiuntivo della nostra cultura, ma il bello porta il buono e arriva una massima spiritualità che è proprio l’essenza naturale del nostro essere italiani. Ogni popolazione ha un quid che la identifica: per noi italiani è il bene culturale. Questo è veramente un grande incitamento a quello che Papa Francesco ha detto fin dall’inizio del suo Pontificato: difendiamo il Creato, difendiamo il nostro ambiente, difendiamo la natura, difendiamo l’uomo che è il centro del Creato e che crea, a sua volta, il bene culturale.

D. – Papa Francesco ha sottolineato anche che l’Italia “ha una carta in più da giocare: quella del patrimonio cultuale” e che la valorizzazione di tale patrimonio va a vantaggio del bene comune. Le politiche culturali come possono aiutare il Paese in questo periodo di crisi?

R. – I tecnici hanno bisogno indubbiamente dell’appoggio politico; nello stesso tempo i politici devono valorizzare, favorire l’opera minuziosa, eccellente di tanti tecnici che operano sul territorio. In più, però, ci vuole una popolazione cosciente, una gioventù partecipe, attiva anche nel dettaglio della difesa di questo patrimonio. La particolarità italiana è che è un patrimonio distribuito su tutto il territorio: non è concentrato. Siamo chiamati noi stessi a tutelarlo, a valorizzarlo e a promuoverlo.

D. – Siamo tutti coinvolti, insomma?

R. – Assolutamente! Perché non dobbiamo dire: “Beh, i politici non ci danno i soldi, i tecnici sono i soliti statalisti …”. È tutto un insieme che noi dobbiamo valorizzare per poi non far prevalere l’interesse personale, ma il valore che questi oggetti hanno all’interno della nostra società e della nostra cultura.

D. – Oltre agli investimenti, infatti, c’è anche un altro aspetto della questione: quello legato ai consumi culturali che, secondo l’Istat, nel 2013 sono ulteriormente calati. È sempre e solo colpa della crisi?

R. – È colpa della sensibilità delle persone e dell’opinione pubblica. Non solo la valorizzazione del bene culturale, ma pure i media: quanta poca cultura trasmettono! Eppure, danno un taglio della nostra società che deve recuperare quello che i nostri genitori ci hanno insegnato e ci hanno lasciato. Siamo forse un po’ troppo distratti e proiettati verso altri traguardi; non dobbiamo però dimenticare le nostre radici e il Papa oggi ce le ha richiamate.







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