Standard&Poor's abbassa il rating Ue. Padoan (Ocse): "Ripresa a diverse velocità"
Segnali contrastanti per l’economia europea. L’agenzia Standard and Poor’s ha abbassato
il rating a lungo termine dell’Unione Europea da AAA ad AA+, citando una “debolezza
generalizzata del credito” nei 28 Stati. D’altra parte, i principali indicatori economici
sembrano indicare che la recessione sia ormai vicina alla fine. Ascoltiamo, nell’intervista
di Davide Maggiore, l’analisi di Pier Carlo Padoan, capo economista
e vicesegretario generale dell’Ocse:
R. – C’è una
ripresa che va avanti a diverse velocità e la ripresa si proietta in un sistema globale
ancora fragile. Quindi, bisogna sostenere la ripresa ma aggredire le debolezze strutturali
che ci sono po’ dappertutto, nel mondo.
D. – Abbiamo parlato di squilibri,
di diverse velocità della ripresa: più in particolare, per quanto riguarda l’Europa
quali sono ancora le zone, le aree, le regioni che preoccupano?
R. – In Europa,
ci sono diverse velocità però finalmente tutti i Paesi della zona euro avranno crescita
positiva, e questo già è un risultato importante. Tutti i Paesi della zona euro –
sia quelli cosiddetti sensibili, sia quelli al Nord – hanno bisogno di rafforzare
le loro strutture economiche, migliorare la crescita potenziale e l’occupazione.
D.
– Per ottenere questi obiettivi, c’è ancora bisogno di un intervento massiccio delle
istituzioni europee, o i governi hanno gli strumenti per provvedere da soli? E cosa
può fare ciascuno di questi attori?
R. – Le riforme strutturali sono innanzitutto
compito dei singoli governi, ma si possono immaginare strumenti europei per facilitarle
e per facilitarne l’implementazione.
D. – In generale, possiamo dire che l’austerity
sia finita?
R. – L’austerity è finita perché la situazione fiscale dei
Paesi della zona euro è molto migliore di quella – ad esempio – degli Stati Uniti
o del Giappone. Il debito si sta stabilizzando e presto incomincerà a scendere. Quindi,
l’austerità non è la priorità dei prossimi anni.
D. – Un commento sui risultati
del vertice europeo di questi giorni, sull’Unione bancaria…
R. – Tendo ad essere
tra quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno, perché si è messo in moto un meccanismo
di mutualizzazione delle risorse e di accelerazione dei tempi decisionali che si rafforzerà
con il tempo.
D. – La crisi, abbiamo detto, è finita dal punto di vista strettamente
finanziario e degli indicatori. Però, gli effetti faticano a sentirsi sulla vita quotidiana:
Confindustria parla di danni paragonabili a quelli di una guerra…
R. – E’ vero
che i danni sono profondi, e ancora non li abbiamo misurati tutti, però questi danni
sono diffusi in tutte le zone dell’economia globale. E infatti, bisognerà avere una
visione per la ricostruzione dell’economia globale, non solo di quella italiana.