Il Madagascar ieri alle urne per eleggere presidente e parlamento
Urne aperte ieri in Madagascar. Quasi 8 milioni gli aventi diritto al voto che dovranno
eleggere il prossimo presidente e i 151 deputati del nuovo parlamento. Il Paese attraversa
una profonda crisi istituzionale dal 2009, quando il sindaco di Antananarivo, Rajoelina,
con un golpe destituì il capo dello Stato, Ravalomanana. Numerosi gli osservatori
internazionali in queste consultazioni. Ma in quale momento per il Madagascar cade
questo evento elettorale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Casale,
africanista del periodico dei Gesuiti “Popoli”:
R. - In un momento
difficile, perché il Madagascar - che è la più grande isola del continente africano
- è in preda, io direi da 11 anni, a una forte crisi politica che ha creato dei grossi
problemi dal punto di vista anche economico. Pensiamo che il 92% della popolazione
malgascia vive con meno di 2 dollari al giorno. Non solo: più della metà dei bambini
ha ritardi nello sviluppo. Quindi, una situazione economica e sociale disastrosa.
Prima del 2002, la crescita era a livelli sostenuti, intorno al 7%. Recentemente,
invece, il Pil non è cresciuto e questo nonostante il Paese sia potenzialmente ricco:
pensate solamente alle recenti scoperte dei giacimenti petroliferi nel Canale del
Mozambico. Sono giacimenti ricchissimi sia petrolio, sia di gas.
D. - E’ questa
instabilità politica, secondo te, che ha consentito a molte potenze - soprattutto
orientali - di sfruttare il territorio malgascio?
R. - Questo è indubbio. L’assenza
sostanziale di istituzioni politiche forti che potessero presentarsi nei confronti
di grandi potenze straniere in modo serio e fermo ha favorito l’enorme sfruttamento
delle risorse naturali e minerarie. Tra l’altro, va ricordato che il Madagascar ha
una delle ricchezze naturali e una delle biodiversità più importanti dal punto di
vista biologico, perché ha delle specie, sia animali sia vegetali, uniche al mondo.
D.
- Che cosa si chiede al prossimo presidente e al prossimo parlamento?
R. -
Dovranno garantire questa stabilità politica, che è l’unica premessa fondamentale
per la ripresa economica e quindi l’aumento del benessere per la popolazione, che
- come abbiamo visto - è allo stremo. Ci riuscirà? Questo è il vero punto di domanda,
perché dietro ai due candidati si profilano ancora le ombre dei vecchi candidati politici.
Quindi il timore è che, anche dopo le nuove elezioni, questa stabilità non si raggiunga.