Al Centro Astalli il premio “Roma per la pace e l’Azione Umanitaria”
Se lo aggiudica quest’anno, ma in realtà “lo vince ogni giorno per il suo impegno
concreto e quotidiano”. Con queste parole il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha insignito
giovedì il Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, del
premio “Roma per la pace e l’Azione Umanitaria”. Nel consegnare la Lupa Capitolina
al presidente del Centro, padre Giovanni La Manna, durante il Galà Verdi all’Auditorium
Parco della Musica, Marino ha ricordato le cure offerte “ai tanti rifugiati che arrivano
a Roma, alle tante donne, uomini e bambini che ogni giorno bussano” alla porte di
Roma e che nel Centro trovano accoglienza. “Tutti noi – ha proseguito il sindaco di
Roma – accogliendo i sentimenti di Papa Francesco, dobbiamo essere pronti per servire,
accompagnare e difendere chi ha bisogno. Parole che il Santo Padre ha ricordato a
tutti noi proprio nella sua visita tra i rifugiati del Centro Astalli. Le stesse parole
che ispirarono il cammino lungimirante di Padre Pedro Arrupe, che del Servizio dei
Gesuiti per i Rifugiati fu il fondatore”. Il premio “Roma per la Pace e l’azione Umanitaria”
– ha continuato il sindaco – è il giusto riconoscimento a tutti i volontari di ieri,
di oggi e di domani. Un premio che rappresenta la vicinanza di Roma ai valori del
Centro Astalli, al lavoro dei suoi operatori. Alla preziosa opera intessuta in questi
anni”. Da parte sua, padre La Manna ha affermato: “Voglio dedicare questo premio a
tutti i rifugiati che ogni giorno incontriamo al Centro Astalli e soprattutto, in
questa serata così importante per noi, non posso non ricordare a tutti i 366 eritrei
morti al largo di Lampedusa nel tentativo di giungere in Europa per chiedere asilo.
Sentiamoci responsabili di quelle morti e impegniamoci perché ciò non debba più accadere”.
Il Premio, nelle precedenti edizioni è stato assegnato, tra gli altri, ad eminenti
personalità del mondo religioso, come Giovanni Paolo II, dell’economia, come Muhammad
Yunus, della politica internazionale, come Ingrid Betancourt o della difesa dei diritti
umani, come Aung San Suu Kyi e Malala Yousafzai. (L.Z.)