2013-12-19 16:12:31

Siria: ancora violenze. Mons. Zenari: cessino lacrime e sangue. Subito negoziati


Siria. E' di almeno 243 persone morte, tra cui decine di donne e di bambini, il bilancio ancora provvisorio, dei raid aerei compiuti dal regime negli ultimi tre giorni nella regione di Aleppo. E per la prima volta dall'inizio del conflitto, Mosca "bacchetta" il presidente Bashar al Assad, parlando di “dichiarazioni retoriche” per le presidenziali del 2014 e in vista della Conferenza di pace “Ginevra 2”. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3

Dopo cinque giorni di raid su Aleppo, l’ultimo bilancio fornito dal Centro di documentazione delle violazioni in Siria, dà conto di 243 uccisi, tra cui decine di donne e bambini, mentre l’aviazione del regime di Bashar al-Asad continua a martellare la vecchia capitale economica della Siria, sempre più simile ad un cumulo di macerie. Le violenze sul terreno toccano, dunque, un nuovo picco, e si rianimano anche le polemiche attorno a Ginevra II, la conferenza di pace prevista per fine gennaio. Per la prima volta, oltretutto, a bacchettare il presidente siriano Bashar al-Asad è stato proprio il suo più forte e fedele alleato: la Russia. Secondo Mosca “continuare ad evocare la sua candidatura alle presidenziali del 2014 non fa che rendere l’atmosfera più pesante”. Intanto il fronte islamista al-Nusra ha già dichiarato che rifiuterà qualsiasi risultato della conferenza: l’unico fine è instaurare lo stato islamico in Siria. E mentre i cristiani diventano sempre più target dei combattenti islamisti nel nord del paese, il Patriarca di Antiochia Gregorio III Laham ha riferito che tra i cristiani i rifugiati sono circa 450 mila, mentre dall’inizio del conflitto ne sono morti oltre 1000.

Sulla tragica situazione che sta vivendo la Siria, Massimiliano Menichetti ha intervistato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco:RealAudioMP3

R. – E’ un conflitto che ha avuto un’evoluzione, peggiorando sempre di più e complicandosi sempre di più. Io dubito che si possa ancora chiamare guerra civile quello che stiamo vivendo, perché si sono sovrapposti altri conflitti: un conflitto regionale, un certo anche disaccordo internazionale… Speriamo che si faccia strada a livello internazionale e politico e che si trovino i mezzi per far arrestare questa violenza e per far sedere le parti al tavolo delle trattative. Non parlarsi più con bombe o mitragliatrici o cannonate, ma parlarsi con un linguaggio umano! Finora, fra le parti in conflitto, ci si è parlato come delle belve, come dei leoni. Speriamo di poter arrivare a questo incontro programmato di Ginevra, a questa Conferenza di pace in cui questo linguaggio si trasformi in un linguaggio umano e si possano mettere sul tavolo alcuni accordi, cominciando dagli accordi sull’accesso agli aiuti umanitari.

D. – Che cosa sta accadendo in Siria?

R. – Si parla di più di nove milioni - quasi la metà della popolazione siriana! - che ha urgente bisogno di aiuti umanitari. Non ci sono parole per descrivere questa immane sofferenza, dai neonati agli anziani… Veramente, ci si chiede se non si sarebbe potuto fermare questo tsunami di sofferenza umana?

D. – Mons. Zenari, cristiani e musulmani cercano di aiutarsi?

R. – C’è, anche fosse limitata, una solidarietà a livello locale, qui tra povera gente: tante famiglie, tante persone di qualsiasi fede, tante cristiani, anche se sono poveri. Ci sono tanti esempi di solidarietà: si prestano aiuto fra loro, fino alla solidarietà internazionale.

D. – Ma cosa significa per un cristiano vivere in Siria, in un momento in cui c’è anche una forte minaccia, proprio nei confronti dei cristiani stessi?

R. – Abbiamo avuto in questi ultimi mesi dei particolari momenti di sofferenza; ricordiamo Maalula, ricordi amiamo l’altro villaggio cristiano di Sadad, Kara… Queste comunità sono state veramente messe alla prova: devastazioni, profanazioni di chiese… Una prova molto, molto dolorosa! Però, rimane la forza dei cristiani, dei preti, che rimangono sul posto e rimane ancora vivo questo lume, questa testimonianza, questa presenza. Per esempio, una parrocchia molto esposta, da mesi e mesi: sono stati obbligati a togliere la Croce che stava sopra la chiesa e in questo modo hanno avuto garanzia di poter celebrare le loro cerimonie. Allora, pur con la tristezza di dover levare la Croce – conservandola però nel proprio cuore – si vive con il Signore, con la propria comunità ed con i propri sacerdoti.

D. - Un suo personale augurio per questo Natale…

R. - In questo tempo natalizio, celebriamo anche la commemorazione dei primi martiri. Mi ha fatto impressione sempre, soprattutto vivendo qui, quello che è riferito da San Matteo nella Liturgia del giorno della Strage degli innocenti. Cita un passo di Geremia in cui dice: “Si oda in Rama un grido, un forte lamento: Rachele piange i suoi figli e non vuole esser consolata de' suoi figliuoli, perché non sono più”. Mi fa impressione questa strage degli innocenti che ha provocato questo conflitto. Recentemente, un Centro di ricerca britannico ha documentato questa strage degli innocenti in questi quasi tre anni circa: ha parlato di 11.420 bambini uccisi! La data arriva fino allo scorso agosto… Veramente, questo grido di dolore di Rachele continua in Miriam, continua in Fatima, Nadia… Mamme siriane che piangono la strage dei loro bambini innocenti. L’augurio che vorrei fare è che non si oda più questo grido di dolore. Se mettiamo sulla bilancia il sangue versato e le lacrime versate, credo che più o meno si equivalgono: tanto sangue versato, tante lacrime versate… Che cessi l’uno e che cessi l’altro!







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