Linee guida sull'informazione Lgbt. Melodia (Ucsi): "No al pensiero unico"
Continuano a far discutere le “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone
LGBT”, sigla che racchiude lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, elaborate dall’Unar,
l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e dal Dipartimento per le pari opportunità.
Il documento si rivolge ai giornalisti indicando loro quali termini utilizzare per
affrontare tematiche legate al mondo LGBT. Luca Collodi ne ha parlato con Andrea
Melodia,presidente nazionale dell'Unione cattolica stampa italiana:
R. - Alcune
cose sono certamente molto sensate e sono rivolte a combattere l’omofobia; poi c’è
tutta una serie di contenuti molto a senso unico. Ci si rivolge ai giornalisti e si
vuole offrire una sorta di codice deontologico, dove si danno vere e proprie prescrizioni
su materie molto opinabili. Per fare qualche esempio: sarebbe vietato dire che l’unione
tra due persone dello stesso sesso sia “sterile”; non bisognerebbe usare espressioni
come “matrimonio tradizionale”, o “matrimonio normale”, o anche “matrimonio gay” ma
definire tutti quanti sempre e soltanto nello stesso modo come “matrimoni”; questo
va addirittura contro la legge dello Stato italiano. Allo stesso modo non bisognerebbe
parlare di “adozioni gay”, o di “utero in affitto”. Addirittura non sarebbe corretto
dire che un bambino ha bisogno di una figura paterna e di una figura materna. Francamente,
tutto questo mi pare inaccettabile perché i giornalisti non hanno affatto bisogno
che venga imposto un pensiero unico: è una sorta di anti religione civile che viene
in qualche modo propugnata.
D. - Se questo decalogo venisse accettato dall’Ordine
nazionale dei giornalisti, dovremmo parlare forse di una forte limitazione sia della
libertà di pensiero, sia della libertà culturale…
R. - Sì, sono in gioco sicuramente
libertà di espressione, libertà di pensiero e anche l’altro diritto, forse ancora
più importante, che è il diritto dei cittadini a ottenere una informazione corretta.
I diritti degli omosessuali non sono messi in discussione, però bisogna che tutti
quanti ci rendiamo conto che esistono limiti logici e naturali nel definire cosa si
può dire e cosa non si può dire. Su questi problemi, che sono problemi complicati
e difficili, occorre che tutti siano liberi di dire le loro opinioni e naturalmente
inviteremo - per quello che ci riguarda - tutti quanti a farlo con estrema pacatezza,
evitando di creare barricate, o di creare muri. Credo che questa invasione della "cultura
del genere" stia diventando una moda pericolosa. Le mode culturali si insinuano nella
società e possono anche provocare disastri. Da una parte, abbiamo l’omofobia che è
una distorsioneculturale paragonabile al razzismo, o all’antisemitismo, ma
anche l’idea che non ci sia differenza di natura tra uomo e donna è una forte distorsione
culturale. Mi sembra che tutto questo alla fine sia funzionale a costruire una società
sterile, più attenta ai piaceri che ai doveri. Una società sostanzialmente decadente.
Viviamo in una società in cui tutto si consuma nel presente e poco si costruisce per
il futuro. Io non so se la cultura del gender sia causa o effetto di tutto
questo. Certamente, questi fenomeni mi sembrano correlati e su questo dobbiamo attivare
la nostra attenzione.