Carceri. Rapporto Antigone: Italia "maglia nera" in Ue per sovraffollamento e suicidi
L’Italia è "maglia nera" nel Vecchio continente per molti aspetti legati al tema carceri.
Lo denuncia il Rapporto sulle condizioni di detenzione “L'Europa ci guarda”, redatto
da "Antigone". Tra le richieste dell’Associazione: l’apertura delle celle per almeno
12 ore al giorno, l’introduzione di Internet in carcere, la facilitazione dei contatti
con le persone care e la concessione del voto ai detenuti. Paolo Ondarza:
Ultima in Europa
per numero di detenuti, sovraffolamento, suicidi in carcere. L’Italia non fa una bella
figura nel Rapporto di Antigone secondo il quale la capienza regolamentare degli istituti
pari a 47.649 posti è sovrastimata: il numero effettivo si aggirerebbe intorno ai
37 mila. Stesso discorso per il sovraffollamento: ufficialmente ci sarebbero 134 persone
per 100 posti letto, ma per Antigone in base all’effettiva capienza questa percentuale
schizza al 173%. Troppo scarso il ricorso alle misure alternative. Le persone in custodia
cautelare, quindi in attesa di giudizio, sono il 37,4% della popolazione carceraria,
un numero senza confronti in Europa. Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella:
R.
- Se pensiamo che una percentuale di detenuti in custodia cautelare sarà poi giudicata
innocente, ci troviamo di fronte al fatto di far fare un'esperienza drammatica a persone
che ne saranno segnate per tutta la vita.
D. – Sta nella riforma della giustizia
il motivo di tante anomalie in Italia rispetto al resto dell’Europa?
R. – Sì,
dobbiamo porre rimedio a questo. Non è possibile che noi incarceriamo un numero doppio
di detenuti per motivi legati alla questione difficile, dura da esaminare, che è quella
delle tossicodipendenze.
D. – Per quanto riguarda quello che il governo sta
facendo, qual è la vostra idea?
R. – Io penso che questo governo, al di là
di tutto, abbia presso a cuore il tema e questo per noi è importante. Ci sono provvedimenti
che sono nella giusta direzione, tendenti a ridurre il numero generale della popolazione
detenuta, intervenendo ovviamente laddove non ci siano rischi per la sicurezza collettiva.
C’è stato il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica, c’è stato il grande
segnale simbolico di Papa Francesco che – ricordo – andò a Casal del Marmo, dai bimbi,
dai ragazzi che sono lì, reclusi, nella Pasqua del 2013. Tutto questo è importante,
perché la prima cosa che deve accadere è che funzioni il lavoro culturale.
D.
– La cronaca delle ultime ore ci riporta il caso della fuga di un serial killer a
Genova che aveva ottenuto un permesso premio: può contribuire alla riflessione sul
tema carceri?
R. – Un caso di questo genere deve essere valutato per quello
che è, i media devono dare le informazioni: rispetto alla totalità dei detenuti che
hanno ricevuto permessi premi, lo 0.2% è evaso. Quindi, una media bassissima… Lui
si è giocato male questa chance. Ma, detto questo, fra nove mesi sarebbe comunque
uscito.
Anomalia positiva – evidenzia il Rapporto - riguarda il volontariato
svolto nel 2012 da oltre 12 mila persone. Troppo pochi, invece, i mediatori culturali
e gli agenti della Polizia penitenziaria. Antigone si rivolge al governo con dieci
richieste. Tra queste, aprire le celle per almeno 12 ore al giorno, introdurre il
web dietro le sbarre, un medico di fiducia per i detenuti, facilitare i contatti con
le persone care e l’incontro in intimità con i partner, incoraggiare studio e lavoro,
concedere il voto ai detenuti e dar vita ad un ordinamento penitenziario specifico
per le carceri minorili. Varie le storie di dignità violata raccontate nel Rapporto.
Ancora Gonnella:
R. - Un detenuto stava male, ma non era creduto, fino a quando
non è entrato in coma irreversibile. Lo hanno restituito ai genitori ed ora i genitori
hanno un figlio a casa che non si sveglierà più: è uscito dal carcere in questo stato...
Nessuno ha creduto, durante la detenzione, che stesse male.