Giornata dei migranti. Lampedusa: l'Ue minaccia il taglio dei fondi all'Italia
Le immagini del trattamento dei migranti nel centro di detenzione di Lampedusa sono
"spaventose e inaccettabili". Lo dichiara la Commissarie europea Malmstrom annunciando
che l’Unione ha aperto un’indagine. Si rischia la procedura d’infrazione per l’Italia
e anche il taglio dei fondi Ue se sarà accertato il mancato rispetto degli standard
europei. Intanto dopo il video trasmesso dal Tg2 sono stati rimossi i dirigenti del
centro per migranti. E proprio ieri ricorreva la Giornata mondiale dei migranti. Il
2013 potrebbe essere stato secondo l’Onu l’anno più costoso in termini di vite umane:
durante l’anno circa 232 milioni di persone hanno lasciato il proprio Stato, 57 milioni
in più rispetto al 2000. L'arcivescovo di Agrigento, mons.Francesco Montenegro
traccia un bilancio del fenomeno al microfono di Filippo Passantino:
R. – Credo che
quelle del Papa siano state parole che hanno aiutato a riflettere un po’ di più su
questo argomento. Ha usato parole forti anche se le ha presentate con delicatezza.
Io mi rendo conto che anche da noi si fa spesso riferimento a questa venuta del Papa
qui, a Lampedusa, e a ciò che ha detto. Anche il nostro piano pastorale parte da quelle
affermazioni del Papa. In generale – un po’ mi è capitato di girare – debbo dire che
maggiore attenzione al problema c’è. Credo che il primo atteggiamento sia quello di
non rifiutare questa realtà, questo esodo biblico perché ormai fa parte della Storia:
si deve finire di pensare che sia un’emergenza.
D. – La legislazione italiana
in material di migranti è ferma alla Legge Bossi-Fini che prevede respingimenti e
sanzioni per i profughi. Quale dev’essere la reazione della politica, adesso?
R.
– Credo che qualche piccola reazione ci sia stata, e questo è stato un segnale positivo
che lascia sperare che quella legge in qualche modo debba essere ritoccata e rivista,
riformulata. Una cosa è certa: che se succedono certi fatti è perché questa legge
li permette.
D. – Le migrazioni diventano spesso un’occasione di schiavitù:
cosa bisogna fare per debellare i fenomeni della tratta di persone o il traffico dei
migranti?
R. – Qua dovremmo riflettere tutti sui diritti dell’uomo: le colonizzazioni
non sono finite. Se leggiamo la Bibbia, ci ritroviamo Erode, il faraone … ma questa
Storia sta continuando e fino a quando ci saranno degli Erodi, dei faraoni che decidono
sulla sorte dei poveri, queste storie continueranno.
D. – La realtà di Lampedusa
è anche accoglienza: i pescatori hanno aiutato i profughi a raggiungere l’isola in
più occasioni, ma c’è anche un Centro di accoglienza nel quale il trattamento dei
migranti, come ci hanno mostrato alcune immagini, non è molto umano. Qual è il suo
pensiero a questo proposito?
R. – Il mio pensiero – l’ho manifestato – è soltanto
di grande indignazione e ho aggiunto anche la parola vergogna perché nella
mia terra succedono queste cose: io sono agrigentino, sono vescovo di Agrigento, e
queste sono cose che non dovrebbero succedere, e quel Centro non è un centro d’accoglienza.
Il fatto che stiano per tanto tempo e non solo per alcuni giorni, e in quella situazione,
fa pensare più a un Centro di detenzione. Questi uomini non sono criminali, anche
se la legge li vede così: sono persone che hanno voglia, davvero, di vivere, e non
possiamo chiudere le porte. I Centri di accoglienza devono essere idonei ad accogliere
persone che poi dovranno essere smistate in altri luoghi.
D. – Nella Giornata
mondiale dei migranti, quale messaggio vuole lanciare, da pastore di una comunità
particolarmente colpita dal fenomeno delle migrazioni?
R. – Mi viene in mente
una frase che ormai viene ripetuta sempre: crederci di più in quel “ogni uomo è mio
fratello”. E anche quell’aggiunta importante, che si fa ogni tanto: “Lui forse non
lo sa”. E allora, noi dobbiamo fargli scoprire che venendo incontro a noi o venendo
vicino a noi, troveranno degli uomini-fratelli che hanno voglia di camminare insieme.
Se questa Giornata porta a questa riflessione, alla riscoperta che io posso essere
il fratello di altri, soprattutto se più sfortunati di me, questo diventa quel segno
di speranza di cui il mondo ha bisogno e che anche questo periodo natalizio invoca,
da parte nostra.