2013-12-18 07:32:18

Accordo Putin-Janukovich: sconto sul gas russo e investimenti in titoli di Stato ucraini


Russia ed Ucraina hanno firmato martedì al Cremlino un importante accordo, fase preliminare verso il libero scambio. A Kiev, intanto, l’opposizione pro-europeista continua la protesta di piazza. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Forte sconto temporaneo sul prezzo delle forniture del gas e promessa di acquistare eurobond ucraini per un valore di 15 miliardi di dollari. Ecco in sintesi le due maggiori concessioni del Cremlino al presidente Janukovich. Cosa Kiev si sia impegnata a dare in cambio non è assolutamente chiaro. La paura delle opposizioni ucraine è che Janukovich stia portando il Paese ad aderire all’Unione doganale, la “mini-Urss” economica, che Putin sta costruendo. Non è al momento nemmeno tanto comprensibile quanto queste intese, appena sancite con Mosca, possano essere compatibili con il Trattato di associazione con l’Unione Europea. Diplomaticamente la partita appare sempre più complicata, mentre la piazza, a Kiev, delusa, chiede le dimissioni di tutti. Insomma, elezioni anticipate generali. Le opposizioni sono decise ad andare avanti ad oltranza. Tutta l’attenzione è quindi rivolta ora allo scenario interno ucraino.


Per un’analisi della situazione Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Aldo Ferrari, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile ricerche Ispi su Russia, Caucaso e Asia Centrale:RealAudioMP3

R. – L’Unione Europea ribadisce: “Porte aperte”, ma questa associazione dell’Ucraina avrebbe costi altissimi. Il Paese non è preparato, non è in grado di sostenere questi accordi con l’Ue e non si capisce quanto l’Unione Europea sarebbe disposta a investire politicamente e soprattutto economicamente. Di fronte a questa ambiguità, la Russia costituisce una opzione diversa, più tradizionale ma economicamente valida, nel senso che quello che è stato fatto a livello di prestito e soprattutto l’agevolazione sui costi del gas è qualcosa di molto pratico, molto corrispondente agli immediati bisogni economici dell’Ucraina. Ovviamente, c’è una questione più ampia: il Paese è indeciso, è incerto, è spaccato su queste due opzioni.

D. – L’espressione di questa dualità del Paese si vede riflessa anche nei ruoli del premier e del presidente, che sembrano in contrasto…

R. – Non esprimono in maniera chiarissima una linea politica perché non solo la dirigenza, ma lo stesso Paese non è in grado di esprimerla. Molto spesso si ha l’impressione che il potere sia contro l’intera popolazione. In realtà, la popolazione è politicamente divisa a metà e chi guida il Paese, sia a livello presidenziale sia a livello di primo ministro, fa fatica a rappresentarne entrambe le anime. La questione fondamentale è che l’Ucraina non deve diventare un campo di battaglia tra Federazione russa e Unione Europea, ma il luogo di una collaborazione necessaria. Entrambe le realtà ne hanno bisogno, ma soprattutto ne ha bisogno l’Ucraina per uscire da una situazione difficilissima.

D. – Altrimenti, rischia di essere stritolata tra queste due realtà, in sostanza?

R. – Di essere lacerata tra queste due spinte opposte, entrambe – se vogliamo – illegittime perché provengono dall’esterno. Dovrebbe essere l’Ucraina a scegliere liberamente in che direzione andare. Ma non è che le pressioni russe siano più illegittime di quelle europee o statunitensi: sono pressioni esterne che vanno a forzare la scelta di un Paese che dovrebbe avere la capacità, la forza di scegliere autonomamente. E questo pare non sia ancora possibile.

D. – Le leve utilizzate sono l’Europa, la speranza di un futuro migliore. Una stabilità economica e un sostegno per quanto riguarda, invece, la Russia…

R. – Per un Paese che ha serissimi problemi economici, la scelta è piuttosto chiara: forse non corrispondente alle idealità, ai sogni di buona parte della popolazione, ma corrispondente alla realtà. E’ pronta l’Unione Europea a mettere sul piatto lo stesso tipo di appoggio? Ne è capace? Ne ha la possibilità? Non credo proprio. Quindi, l’Unione Europea in tutto questo è più un miraggio che una realtà; la Russia, una realtà. E da questo punto di vista, la scelta della dirigenza ucraina può forse non soddisfare sicuramente gran parte degli ucraini, può non soddisfare l’Unione Europea ma sembra essere razionale.

D. – Sulla questione, l’Unione Europea prima ha chiuso poi ha aperto le porte: il ministro degli esteri dell’Ue, Ashton, ha ribadito che non sono in pericolo i rapporti con la Russia, come a evitare proprio delle tensioni…

R. – E’ un momento delicato e quello ucraino è un ennesimo braccio di ferro con l’Unione Europea, laddove però la politica della Russia è più coesa, più coerente, rappresenta un’esigenza tradizionale di uno Stato forte, le cui operazioni sono discutibili finché si vuole ma che ha una politica chiara, laddove l’Unione Europea si muove in maniera confusa: si sente chiaramente che dietro non c’è una linea politica unitaria, chiara.

Ultimo aggiornamento: 19 dicembre







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