Sud Sudan: a Juba ancora scontri. Migliaia nelle basi Onu
Scontri a fuoco sono ripresi nella notte a Juba e sono tutt’ora in corso: lo dicono
all'agenzia Misna fonti concordanti, raggiunte in diverse zone della città, all’indomani
della denuncia da parte del presidente Salva Kiir di un tentativo di golpe da parte
del suo ex vice Riek Machar e di militari che lo sosterrebbero. “Sparano dappertutto
e siamo tutti chiusi in casa” dice Albino Tokwaro, direttore dell’emittente cattolica
Radio Bakhita, raggiunto in una zona centrale della città. “Scontri sono in corso
nei pressi dell’aeroporto e in altri quartieri” sottolinea Tapiwa Gomo, responsabile
a Juba dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha).
Gomo conferma che, nel timore di violenze e rappresaglie, circa 13.000 persone si
sono rifugiate in due basi delle Nazioni Unite. Secondo il ministro degli Esteri Barnaba
Marial, oggi l’esercito sta “schiacciando” gli “ultimi” militari che sosterrebbero
il tentativo di golpe. Una tesi, questa, priva di riscontri indipendenti. Ieri sera
è stato riferito dell’arresto di quattro ex ministri, come Machar destituiti a luglio
dal presidente. Secondo il governo, le vittime degli scontri sono finora 26, mentre
i feriti più di 120. Per ora non sono segnalati incidenti al di fuori della capitale.
“A Wau la gente è andata al lavoro e per ora la situazione sembra normale” dice un’altra
fonte della Misna che si trova in questa città del nord-ovest del Paese. A Juba i
combattimenti sono cominciati domenica sera, nella principale caserma della città,
dopo un colloquio tra Kiir e Machar. A scontrarsi sono stati reparti composti per
lo più da militari delle due maggiori comunità del Sud Sudan: Dinka, quella del Presidente,
e Nuer, quella del suo ex vice. (R.P.)