2013-12-17 07:19:30

Preoccupazione Usa per i missili di Mosca nell'enclave di Kaliningrad. Sull’Ucraina incontro tra Putin e Janukovich


Preoccupazione degli Stati Uniti per la decisione di Mosca di dislocare batterie di missili nell'enclave russa di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania, e lungo il confine baltico. Tensione che si aggiunge alla crisi politica in Ucraina, oggi la firma tra il presidente ucraino Janukovich e l’omologo russo Putin di un trattato bilaterale, mentre da Bruxelles i ministri degli esteri ribadiscono le “porte aperte” per Kiev. Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

L’attenzione è ora tutta sull’incontro tra i presidenti Putin e Janukovich. E’ prevista la firma di un trattato, ma cosa ci sia scritto nel documento non è stato reso noto. Il ministero delle Finanze russo ha confermato l’esistenza di una trattativa con Kiev. Secondo l’agenzia Bloomberg le due repubbliche ex sovietiche starebbero negoziando un prestito da 15 miliardi di dollari: 5 subito, il resto successivamente. L’opposizione ucraina teme che Janukovich si impegni ad far entrare il suo Paese nella nascente Unione Doganale sotto l’egida il Cremlino. Anche il partito di Janukovich gli chiede un ampio rimpasto di governo. Il premier Azarov compreso rischia adesso il posto. A Bruxelles intanto russi ed europei hanno tenuto una riunione a livello di ministri degli Esteri. L’accordo è di rispettare la sovranità di tutti, ucraina in testa, e di rafforzare i rapporti bilaterali. L’Ue, comunque, conferma che le porte per Kiev restano aperte.

Per un'analisi della situazione abbiamo raccolto il commento di Luigi Geninazzi, inviato speciale di Avvenire ed esperto dell'area:RealAudioMP3

R. – Siamo in una situazione parecchio confusa, anche se ci sono almeno due aspetti più leggibili. Il primo è che il presidente Jakunovic, accingendosi a firmare l’accordo per l’associazione all’Unione Europea, ritirandosi poi all’ultimo minuto, ha fatto capire che è un po’ sottoscacco da parte di Putin, da parte del Cremlino: quello che chiede, anche come aiuto finanziario, all’Unione Europea non può ottenerlo, mentre Putin è pronto a scaglionare l’elevato debito che l’Ucraina ha per il gas con la Russia e ad agevolarla finanziariamente, dandole aiuti economici. Quindi è chiaro che Jakunovic sta cercando di giocare un po’ su due tavoli, ma il problema è che c’è un terzo tavolo - che è ancora più tra ballante - che è quello della politica interna. Stiamo assistendo ad un revival della Rivoluzione arancione di 9 anni fa: il presidente Jakunovic è contestato a tutti i livelli da una gran parte della popolazione e quindi è chiaro che il discorso dell’adesione o meno all’Unione Europea è un motivo di polemica in un contesto di mancanza di libertà, di corruzione crescente, di inefficienza delle strutture pubbliche, di crisi dell’economia ucraina. Nella maggioranza della popolazione ucraina si vede l’Europa come un approdo di benessere, un traguardo di democrazia soprattutto e di sicurezza.

D. – Sono giorni in cui si continua a parlare di rimpasto di governo in Ucraina: questo potrebbe cambiare la situazione?

R. – No, io non credo perché è un Paese che è sempre stato diviso in due tra quelli che guardano ad Occidente e quelli che invece guardano a Mosca. Questa situazione, che poteva essere un problema – diciamo culturale – è diventato un lacerante problema politico, sociale ed economico proprio per la posizione del presidente Jakunovic.

D. – Il Commissario europeo per l’allargamento ha di fatto sospeso i lavori per l’associazione dell’Ucraina; i ministri degli Esteri di Bruxelles, invece, aprono: c’è confusione all’interno dell’Unione?

R. – L’Unione Europea non ha brillato per chiarezza! Ci sono degli Stati – a cominciare dalla Polonia, dalle Repubbliche Baltiche, che guardano con interesse e sono i più attivi a sostenere la marcia di avvicinamento di un grande Paese come l’Ucraina che, dal punto di vista culturale e storico è senza dubbio Europa – a sostenere questa marcia di avvicinamento all’Unione Europea. Gli altri – diciamo la verità! – sono abbastanza indifferenti. L’Unione Europea ha già molti problemi di suo e quindi anche questa situazione, rispecchia la confusione interna di Kiev e di Bruxelles.

D. – Ci sono timori anche per quanto riguarda il costo e l’approvvigionamento del gas: ricordiamo che l’Ucraina è uno snodo importante…

R. – Abbiamo già assistito a questa sceneggiata - piuttosto costosa, per noi - almeno due o tre volte negli ultimi dieci anni. Io non credo che adesso l’Ucraina voglia tornare a giocare su questo tavolo molto pericoloso: nel senso che indebolirebbe ancora di più la sua credibilità. Però è sempre possibile che qualcosa del genere avvenga… Diciamo che ora l’importante è vedere come verrà sbloccata la crisi politica ucraina. Facevo prima il paragone con la Rivoluzione arancione di 9 anni fa e oggi la situazione è anche più drammatica! Jakunovic non sembra rassegnato a dare le dimissioni, a seguire quello che era avvenuto 9 anni fa, quando era stato eletto con i brogli. Quindi la situazione è davvero più complicata e anche più pericolosa rispetto a quella che c’era nell’inverno del 2004.







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