Papa Francesco compie 77 anni. P. Ortiz: è lui che fa un regalo a noi con la sua paternità
Un momento di gioia e gratitudine al Signore. Con questo spirito la Chiesa ha festeggiato
ieri, in tutto il mondo, il 77.mo compleanno del suo Pastore Papa Francesco. E’ la
prima volta che Jorge Mario Bergoglio celebra la felice ricorrenza come vescovo di
Roma. E proprio ieri, da tutto il mondo, sono arrivati gli auguri al Papa. Messaggi
augurali dalla Cei alla Comunità del mondo arabo in Italia, dai movimenti ecclesiali
a singole famiglie. Tantissimi anche i messaggi via Facebook e via Twitter. Per un
omaggio al Santo Padre, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del
nostro responsabile dei programmi in lingua spagnola, il gesuita argentino padre
Guillermo Ortiz, che conosce Papa Bergoglio dal 1977:
R. - Certamente,
il giorno del compleanno è un giorno dove uno è al centro, ma un principio spirituale
di Papa Bergoglio è proprio quello di non essere mai al centro! Se lui, però, ad esempio,
ne può approfittare per fare festa ai bambini, questo lo fa felice. Penso che questa
sia una grande opportunità per rivedere questo suo atteggiamento spirituale, perché
è un suo principio anche pastorale: non è soltanto il non voler apparire... Papa Francesco
non vuole essere al centro delle tante cose che lui stesso ha appoggiato ma in maniera
silenziosa, senza apparire, come i grandi progetti pastorali. Adesso si sa solo perché
hanno parlato gli altri che erano con lui; ma di lui non si è mai saputo niente.
D.
– Abbiamo visto, proprio sabato scorso, con i bambini del Dispensario Santa Marta
un Papa felice proprio... come un bambino. Davvero Papa Francesco diventa luminoso
in volto con i bambini, anche se magari sono impertinenti come tutti i bambini e magari
gli tolgono lo zucchetto…
R. – Certamente! Mi vengono in mente diverse cose
ma soprattutto quella mia esperienza con lui come parroco. Ho avuto Papa Francesco
come provinciale quando ho chiesto di entrare nella Compagnia e subito dopo lui è
diventato formatore. Al Collegio Massimo - dietro c'erano 10 ettari -, ha aperto la
porta sui quartieri: con lui come parroco siamo andati in questi quartieri per cercare
gente. Avevamo una “consegna”: far felici i bambini! Cercare i bambini per il catechismo
e visitare anche i malati del quartiere. Ognuno di noi aveva il suo spazio per lavorare
con la gente dentro questi quartieri popolari, di operai. Papa Bergoglio non diceva:
“Quest’anno lo dedicheremo al Credo, o ai Comandamenti”; no, perché questo era già
sistemato, ma la sfida pastorale principale era "farli felici". Per questo abbiamo
organizzato un campo scuola con tanti ragazzi; giornate dedicate al cinema per ragazzi,
giochi speciali nel Giorno dei bambini... E’ stata una cosa straordinaria perché i
bambini che partecipavano erano 5 mila ed avevano cibo, giocattoli; c’era anche il
teatro. Si facevano cose grandissime e noi lavoravamo insieme – questo è molto importante
– sotto la sua guida come parroco. Ricordo alcune fotografie: lui veniva con noi perché
ci spostavamo da un posto all’altro; nel Collegio Massimo – che era molto grande –
lui andava in mezzo ai ragazzi con alcuni di noi ma molto contento di far felici i
bambini. Eravamo studenti; abbiamo imparato non solo durante le lezioni di filosofia,
o di teologia all’università ma anche nella parrocchia, che era una scuola. Incredibile!
D. – Esigente e misericordioso: un padre. Ecco, come lo vediamo adesso tutti
a Roma era così anche 40 anni fa…
R. – Questa è l’immagine che io ho. E’ una
cosa personale e voglio raccontarla come esperienza personale nella mia formazione:
quello che ho conosciuto è un uomo, un uomo vero, molto umano con una paternità straordinaria
perché lui era formatore. Per noi la formazione è probazione - noi abbiamo
la prima, la seconda e la terza probazione – quindi, è una prova per conoscere
la Compagnia e per capire se noi siamo capaci di essere gesuiti. Lui è stato molto
esigente, veramente! Personalmente posso dire che sentivo che lui non mi abbandonava.
Non aveva paura di esigere. No come tanti genitori, o tanti preti che dicono: “Se
io esigo qualcosa da questa persona forse perdo la sua amicizia, o il suo amore”.
Lui non aveva questa paura, era accanto a te e non ti lasciava solo in una prova,
veniva con te. Io questo l’ho sentito e lo ringrazio tanto. Quello che ho visto prima,
insieme a tutta la gente, è che lui è un padre e adesso lo vedo come Papa. Lo ringrazio
per questo e desidero che continui a crescere in questa paternità dove appare principalmente
la tenerezza di Dio, con il suo amore. Ringrazio tanto Papa Francesco a nome della
gente della Radio Vaticana e lo ringrazio perché fa trasparire, con il suo modo di
essere, questa chiamata del Signore, del suo amore, della sua misericordia e della
sua tenerezza.