Il card. Koch in Russia: c'è maggiore collaborazione tra Chiesa cattolica e ortodossa
Prosegue la visita in Russia del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Martedì, a Mosca, l’incontro con il Metropolita
Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del
Patriarcato di Mosca. Ieri, alla Cattedrale di Cristo Salvatore, l’udienza con il
Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. In una conferenza stampa, nella capitale,
il porporato ha affermato che i rapporti tra cattolici e ortodossi russi “sono migliorati:
il metropolita Hilarion viene spesso a Roma. E vediamo che nella Chiesa a Mosca c'è
un maggiore desiderio di azioni comuni”. Il servizio di Giada Aquilino:
E’ passato
poco più di un mese dall’udienza di Papa Francesco al Metropolita Hilarion di Volokolamsk,
ricevuto il 12 novembre scorso alla Domus Sanctae Marthae. Ora, il cardinale
Kurt Koch si trova in Russia, per un viaggio con tappe a San Pietroburgo e Mosca
e incontri con rappresentanti della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica. Ieri,
il colloquio con il Metropolita Hilarion, oggi l’udienza con il Patriarca Kirill.
Sugli auspici dell’incontro col Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ascoltiamo
il cardinale Koch, in una dichiarazione raccolta a San Pietroburgo dal programma polacco
della nostra emittente:
R. – It is too early to say something… E’ troppo
presto per dire qualcosa di concreto, ma spero che la mia visita contribuisca ad approfondire
il rapporto tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica. E spero che l’incontro
con il Patriarca Kirill favorisca l’approfondimento delle questioni comuni alle due
Chiese. Ho constatato anche una maggiore collaborazione con la Chiesa cattolica, con
la Chiesa di Roma, e lo apprezzo molto. Spero che in futuro questa collaborazione
possa diventare sempre più ampia e migliore.
Proprio del cammino del dialogo
ecumenico tra cattolici e ortodossi russi parla padre Germano Marani, docente
di Teologia dogmatica e Missiologia al Pontificio Istituto Orientale e alla Pontificia
Università Gregoriana, profondo conoscitore dell’ortodossia russa:
R. – Il
2013 è stato un anno abbastanza positivo per quanto riguarda le relazioni tra Chiesa
cattolica e Chiesa ortodossa russa. Ci sono stati dei miglioramenti, anche se non
così immediatamente visibili, e soprattutto si nota anche nei giornali russi che si
parla in modo migliore della Chiesa cattolica e di quanto è connesso con essa. Secondo
me, è un punto notevole.
D. – A cosa sono dovuti questi progressi?
R.
– Sono dovuti a un clima che sta migliorando, alle diverse relazioni in corso, agli
scambi, anche se non si vedono e non se ne parla.
D. – C’è attesa per l’incontro
del cardiale Koch con il Patriarca Kirill. Ci sono temi ecumenici e temi internazionali
che possono essere affrontati nei colloqui: la sfida dell’unità nella fede, la dottrina
sociale della Chiesa, la famiglia e poi la pace in Siria, in Medio Oriente. Quali
sono i nodi più difficili e anche quelli più urgenti?
D. – La crisi siriana
ancora in corso è un punto importante per la Chiesa cattolica, con gli appelli di
Papa Francesco e con la giornata di preghiera e digiuno del 7 settembre scorso e con
tutta la preoccupazione per ciò che sta succedendo, di rimando, in Medio Oriente.
Credo che una preoccupazione simile si possa trovare nella Chiesa ortodossa russa,
nella sua gerarchia, che accompagna un’azione che, in qualche modo, è stata portata
avanti dal governo russo in questi ultimi mesi.
D. – Per quanto riguarda gli
aspetti più dogmatici, invece, quali sono i temi da trattare?
R. – Credo che
la sfida di una collaborazione visibile o di un segno di visibilità di comunione potrebbe
essere veramente il prossimo passo il quale, in qualche modo, potrebbe porsi come
grande sfida per entrambe le Chiese. Passare quindi da un clima di cordialità, di
apertura, a una visibile collaborazione nei campi della dottrina sociale, della questione
dei valori cristiani, dell’etica. Sono sfide comuni per entrambe le Chiese in questo
momento, a partire dall’Europa.
D. – Quanto il dialogo può essere importante
dal punto di vista dei cristiani perseguitati? In una recente intervista, Papa Francesco
ha detto che in alcuni Paesi uccidono i cristiani senza chiedere loro se siano anglicani,
luterani, cattolici o ortodossi. “Il sangue è mischiato”, “per coloro che uccidono
siamo tutti cristiani”, ha aggiunto il Pontefice.
R. – Sì, questo è uno dei
grandi temi che fin dal Duemila ci si porta dietro. Il martirio è la più grande testimonianza
comune che nel Ventesimo secolo possiamo offrire al mondo. E questa è una testimonianza
comune sia delle Chiese ortodosse, sia dei protestanti, sia delle Chiese anglicane,
sia cattoliche.
D. – Secondo lei, si stanno gettando le basi per un incontro
tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill?
R. – Secondo me, siamo arrivati a
una piccola sfida che sarà proprio quella di dire: “Diamo un segnale comune visibile”.
Poi, che questo sia un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill non lo posso
dire. Certamente se ne parla, ma se ne è parlato e forse se ne parlerà. In ogni caso,
in questo momento, forse dare un segno, un simbolo, qualcosa che possa veramente richiamare
il desiderio di comunione di Papa Francesco e anche del Patriarca Kirill, che sia
visibile a tutti, sarebbe una cosa bellissima.