2013-12-17 14:37:35

Il card. Koch in Russia: c'è maggiore collaborazione tra Chiesa cattolica e ortodossa


Prosegue la visita in Russia del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Martedì, a Mosca, l’incontro con il Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Ieri, alla Cattedrale di Cristo Salvatore, l’udienza con il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. In una conferenza stampa, nella capitale, il porporato ha affermato che i rapporti tra cattolici e ortodossi russi “sono migliorati: il metropolita Hilarion viene spesso a Roma. E vediamo che nella Chiesa a Mosca c'è un maggiore desiderio di azioni comuni”. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

E’ passato poco più di un mese dall’udienza di Papa Francesco al Metropolita Hilarion di Volokolamsk, ricevuto il 12 novembre scorso alla Domus Sanctae Marthae. Ora, il cardinale Kurt Koch si trova in Russia, per un viaggio con tappe a San Pietroburgo e Mosca e incontri con rappresentanti della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica. Ieri, il colloquio con il Metropolita Hilarion, oggi l’udienza con il Patriarca Kirill. Sugli auspici dell’incontro col Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ascoltiamo il cardinale Koch, in una dichiarazione raccolta a San Pietroburgo dal programma polacco della nostra emittente:

R. – It is too early to say something…
E’ troppo presto per dire qualcosa di concreto, ma spero che la mia visita contribuisca ad approfondire il rapporto tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica. E spero che l’incontro con il Patriarca Kirill favorisca l’approfondimento delle questioni comuni alle due Chiese. Ho constatato anche una maggiore collaborazione con la Chiesa cattolica, con la Chiesa di Roma, e lo apprezzo molto. Spero che in futuro questa collaborazione possa diventare sempre più ampia e migliore.

Proprio del cammino del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi russi parla padre Germano Marani, docente di Teologia dogmatica e Missiologia al Pontificio Istituto Orientale e alla Pontificia Università Gregoriana, profondo conoscitore dell’ortodossia russa:

R. – Il 2013 è stato un anno abbastanza positivo per quanto riguarda le relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. Ci sono stati dei miglioramenti, anche se non così immediatamente visibili, e soprattutto si nota anche nei giornali russi che si parla in modo migliore della Chiesa cattolica e di quanto è connesso con essa. Secondo me, è un punto notevole.

D. – A cosa sono dovuti questi progressi?

R. – Sono dovuti a un clima che sta migliorando, alle diverse relazioni in corso, agli scambi, anche se non si vedono e non se ne parla.

D. – C’è attesa per l’incontro del cardiale Koch con il Patriarca Kirill. Ci sono temi ecumenici e temi internazionali che possono essere affrontati nei colloqui: la sfida dell’unità nella fede, la dottrina sociale della Chiesa, la famiglia e poi la pace in Siria, in Medio Oriente. Quali sono i nodi più difficili e anche quelli più urgenti?

D. – La crisi siriana ancora in corso è un punto importante per la Chiesa cattolica, con gli appelli di Papa Francesco e con la giornata di preghiera e digiuno del 7 settembre scorso e con tutta la preoccupazione per ciò che sta succedendo, di rimando, in Medio Oriente. Credo che una preoccupazione simile si possa trovare nella Chiesa ortodossa russa, nella sua gerarchia, che accompagna un’azione che, in qualche modo, è stata portata avanti dal governo russo in questi ultimi mesi.

D. – Per quanto riguarda gli aspetti più dogmatici, invece, quali sono i temi da trattare?

R. – Credo che la sfida di una collaborazione visibile o di un segno di visibilità di comunione potrebbe essere veramente il prossimo passo il quale, in qualche modo, potrebbe porsi come grande sfida per entrambe le Chiese. Passare quindi da un clima di cordialità, di apertura, a una visibile collaborazione nei campi della dottrina sociale, della questione dei valori cristiani, dell’etica. Sono sfide comuni per entrambe le Chiese in questo momento, a partire dall’Europa.

D. – Quanto il dialogo può essere importante dal punto di vista dei cristiani perseguitati? In una recente intervista, Papa Francesco ha detto che in alcuni Paesi uccidono i cristiani senza chiedere loro se siano anglicani, luterani, cattolici o ortodossi. “Il sangue è mischiato”, “per coloro che uccidono siamo tutti cristiani”, ha aggiunto il Pontefice.

R. – Sì, questo è uno dei grandi temi che fin dal Duemila ci si porta dietro. Il martirio è la più grande testimonianza comune che nel Ventesimo secolo possiamo offrire al mondo. E questa è una testimonianza comune sia delle Chiese ortodosse, sia dei protestanti, sia delle Chiese anglicane, sia cattoliche.

D. – Secondo lei, si stanno gettando le basi per un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill?

R. – Secondo me, siamo arrivati a una piccola sfida che sarà proprio quella di dire: “Diamo un segnale comune visibile”. Poi, che questo sia un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill non lo posso dire. Certamente se ne parla, ma se ne è parlato e forse se ne parlerà. In ogni caso, in questo momento, forse dare un segno, un simbolo, qualcosa che possa veramente richiamare il desiderio di comunione di Papa Francesco e anche del Patriarca Kirill, che sia visibile a tutti, sarebbe una cosa bellissima.

Ultimo aggiornamento: 19 dicembre







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