2013-12-16 15:48:55

Divieto di spot per il gioco d'azzardo. Battaglia in Senato


“Sull’articolo 14 della delega fiscale non arretreremo”. Lo afferma Mauro Maria Marino, presidente della Commissione Finanze del Senato, in merito al divieto agli spot nelle fasce protette in radio e tv per i giochi d’azzardo. I grandi network sembrano preoccupati del calo degli introiti pubblicitari, ma le associazioni di telespettatori vedono di buon’occhio questa regolamentazione. Alessandro Guarasci


Ogni anno vengono giocati almeno 90 miliardi nell’azzardo. E il giro pubblicitario ne risente. Secondo l’agenzia Agipro, nel 2011 gli investimenti dei concessionari del gioco d’azzardo nel settore della tv sono ammontati a 74,5 milioni, +92% rispetto all’anno precedente. La delega fiscale, in discussione alla commissione finanze del Senato, pone argini a ciò. L’articolo 14, dopo un emendamento alla Camera, introduce il divieto di pubblicità nelle fasce protette delle trasmissioni radiofoniche e televisive e, sempre, per i giochi con vincita in denaro che inducono comportamenti compulsivi. Il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama Mauro Maria Marino e relatore della delega per il Pd

R. – Dal mio punto di vista, l’art. 14 non si tocca. Penso che si sia raggiunto un equilibrio molto difficile, alla Camera, e non sono disponibile ad accettare emendamenti sull’art. 14. Così evitiamo qualunque tipo di strumentalizzazione, di polemica … perché ho visto scrivere cose, in questi giorni … che la delega fiscale si sarebbe bloccata per via dell’articolo 14: assicuro che non è assolutamente così, e comunque su quello si eleverà un baluardo.

D. – Quali sono gli effetti negativi, secondo lei, della pubblicità di giochi d’azzardo compulsivi, soprattutto nel prime time?

R. – Fanno passare la pubblicità di prodotti proibiti: fanno passare il prodotto proibito come una parte della normalità della vita. Il gioco non è un prodotto proibito, purtroppo, però sta portando a comportamenti che stanno devastando famiglie, stanno facendo danni … Su questo, lo Stato dovrebbe cercare di porre un’attenzione assolutamente maggiore di quella che pone. Incentivare il gioco d’azzardo penso che sia uno strumento che apre la porta ai disperati, a coloro che cercano le scorciatoie, non sapendo che poi rischiano di finire invece in situazioni ben peggiori di quelle da cui sono partiti.

D. – Qualche previsione sui tempi?

R. – Tutto si incrocia con il decreto Imu-Banca d’Italia, nel senso che se non ci fosse stato questo decreto, sarei stato convinto di licenziarla prima di Natale. Adesso spero che con la collaborazione dei colleghi – che però mi sembra assolutamente esserci – si possa mantenere lo stesso questo ambizioso traguardo.

Le emittente televisive, le aziende concessionarie dei giochi sono sul chi va là. Positivo, invece, il commento delle associazioni di telespettatori. Luca Borgomeo, presidente dell’Aiart

R. - È riconosciuto da tutti che il gioco fa male. Quindi se il gioco fa male, non c’è motivo per cui la tv, soprattutto la tv pubblica, debba resistere nel fare la pubblicità. Quindi in questo senso è un primo passo che poteva essere più significativo, ma che comunque va salutato con interesse.

D. - Quali sono gli effetti di questa pubblicità soprattutto sui minori?

R. - Si inizia con forme di gioco d’azzardo che non determinano grande interesse. Poi come con la droga, si avverte la necessità di aumentare le dosi, e si passa dal gioco con minore azzardo, a giochi molto più pericolosi che hanno conseguenze sulla salute e sulla situazione patrimoniale. E quindi, è evidente che bisogna intervenire subito per evitare che la pubblicità si avvii verso questo processo negativo, soprattutto per i giovani; perché all’inizio sembra quasi una cosa che non dà problemi, invece incomincia ad “educare” ad un uso distorto del gioco che via via cresce nella direzione dell’aumento del rischio, della tensione, e quindi aggravando i problemi che ci sono.

Nella scorsa legislatura a porre un divieto simile a quello introdotto dalla legge fiscale ci aveva provato l’allora ministro della Salute Renato Balduzzi. Ma alla fine non se ne fece più niente. Chi è che mise i bastoni tra le ruote? Sentiamo Balduzzi

R. - Se c’era – come c’era – un orientamento in quella direzione, è evidente che la prima difficoltà non poteva non venire dal ministero dell’Economia e delle Finanze e non perché il ministero dell’Economia e delle Finanze abbia a cuore il gioco d’azzardo patologico – ovviamente! – ma perché dal punto di vista del ministero delle Finanze di trattava comunque di una attività che per quanto non percentualmente elevata dava un gettito reale. Si tratta di capire dove vuole andare il nostro ordinamento: se vuole andare in una direzione che si è rivelata sempre più problematica e foriera di disagi individuali e sociali elevatissimi oppure se riuscire a contemperare i diversi interessi in gioco, facendo capire che il gioco non va demonizzato, ma non deve diventare un’ossessione!








All the contents on this site are copyrighted ©.