2013-12-14 17:29:40

Villa Manin: grande retrospettiva del fotoreporter Rober Capa a 100 anni dalla nascita


Nel centenario della nascita, una grande retrospettiva dedicata al celebre fotoreporter ungherese, Robert Capa, è in corso fino al prossimo 19 gennaio a Villa Manin di Passariano, in provincia di Udine. La mostra, voluta dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e realizzata dall’Azienda speciale Villa Manin in collaborazione con l'agenzia Magnum Photos di Parigi e con l'International Center of Photography di New York, attraversa tutte le principali esperienze di Capa: gli anni parigini, la Guerra civile spagnola, quella fra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con lo sbarco in Normandia, la Russia del secondo dopoguerra, la nascita dello stato di Israele e, infine, il conflitto in Indocina, dove morirà prematuramente nel 1954. Ma tra le 180 fotografie esposte ci sono anche quelle riferite ad un aspetto meno noto del lavoro di Robert Capa, quello di cineasta e di fotografo di scena. Ma che cosa ha fatto di lui un grande fotografo? Adriana Masotti lo ha chiesto a Marco Minuz, curatore della mostra che ha per titolo: "La realtà di fronte":RealAudioMP3

R. - Ci sono due termini che definiscono molto bene il lavoro di Robert Capa. Il primo è il coraggio che è la dimensione fondamentale per capire tutto il suo lavoro. In effetti, fin dalla prima sua esperienza bellica - la Guerra civile spagnola, dove partecipò direttamente - Robert Capa fu sempre in prima linea. Altro elemento estremamente significativo che permette di capire proprio la profondità del suo lavoro è ricollegabile ad una parola: amore. In tutto il suo lavoro infatti c’è questa forte componente di vicinanza rispetto a tutte quelle persone che ritraeva con la sua macchina, ma che erano vittime di quelle sciagure belliche.

D. - Che tipo di sguardo era quello di Robert Capa, che cosa destava il suo interesse e cosa voleva dire con i suoi scatti?

R. - C’era sempre in lui questa volontà di ritrarre l’anima più profonda che univa tutte le persone che ovviamente erano coinvolte all’interno di un conflitto bellico. Quindi, c’è una precisa sensibilità di avvicinarsi il più possibile: una vicinanza dal punto di vista fisico, perché con la macchina fotografica si avvicinava molto al fronte; contemporaneamente anche una vicinanza per quanto riguarda i sentimenti che in quel momento quelle persone vivevano.

D. - Partecipazione alle persone e agli eventi che gli ha fatto fare con coraggio, come diceva appunto lei, azioni spericolate che hanno poi portato anche alla morte stessa di Robert Capa…

R. - Nel 1954 - aveva solo 40 anni - viene invitato in Giappone per l’avvio di un progetto fotografico e lì riceve la telefonata da parte della rivista americana Life - con cui collaborava ormai da molti anni - che lo invitava per un mese a sostituire un collega in Indocina. Lui decide di partire e di recarsi in Indocina. E lì, il 25 maggio del 1954, perderà la vita camminando all’interno di una distesa dietro ad un convoglio militare e calpestando una mina antiuomo.

D. - Può descriverci una o due foto tra le più interessanti della mostra?

R. - Sicuramente la prima è “Morte del miliziano spagnolo”: fotografia scattata accidentalmente nel 1937 in cui Robert Capa, che si trovava all’interno di una trincea, sente il rumore di alcuni spari, alza la macchina fotografica sopra la sua testa e scatta alcune fotografie. Quando, poi sviluppa queste fotografie, si accorge di aver ritratto il momento in cui un soldato repubblicano spagnolo viene colpito, proprio nell’istante in cui perde la vita. E’ una fotografia estremamente importante, di cui si è discusso molto sulla veridicità. Da una serie di approfondite ricerche e studi oggi siamo certi che quella foto è stata un momento decisivo, reale, di verità. Un’altra fotografia, forse meno conosciuta dal grande pubblico, è una fotografia di Ingrid Bergman: nel 1945 - al termine della Seconda Guerra mondiale - all’hotel Ritz conosce questa straordinaria donna e da lì inizia una storia d’amore. L’attrice svedese invitò poi Robert Capa a spostarsi ad Hollywood e lì lui realizza una serie di fotografie all’interno del set cinematografico “Notorious” di Hitchcock, dove una delle protagoniste era appunto Ingrid Bergman.

D. - A Villa Manin oltre alla mostra, per tutto il periodo si susseguono incontri con studiosi, fotografi, registi… un calendario molto ricco fino a gennaio…

R. - Sì, la nostra volontà non era fermarci esclusivamente al percorso espositivo ma creare una vera e propria “piattaforma” di approfondimento, legata alla vita ed al lavoro di Robert Capa. Ecco che quindi, in queste settimane ci saranno una serie di appuntamenti, di approfondimenti, di proiezioni di documentari. Ne cito uno per tutti: alcune settimane fa abbiamo avuto il grande fotografo italiano Mario Rionero che ha discusso di questa celebre fotografia di cui accennavo che è “Morte del miliziano spagnolo”.







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