“Una pietra miliare per la democrazia”. Così il presidente del Turkmenistan, Kurbanguly
Berdymukhamedov, ha definito le elezioni parlamentari che si svolgono questa domenica
nel suo Paese. Una tornata elettorale, che secondo molti osservatori è tuttavia ben
lontana dalle tardizionali forme democratiche. Salvatore Sabatino ha intervistato
Fabrizio Dragosei, esperto dei Paesi ex sovietici del Corriere della Sera:
R. – Diciamo
che in questi Paesi dell’Asia Centrale, la democrazia è una cosa ben diversa da quello
che noi abbiamo in mente. Sono Paesi che sono stati governati e sono governati da
personaggi, che hanno preso il potere, in alcuni casi addirittura lo avevano già prima
dello scioglimento dell’Urss nel ’91, e lo tengono. Poi fanno queste elezioni nelle
quali sì c’è un minimo di dibattito nel Paese, ma veramente molto, molto limitato.
D.
– Di sicuro il Turkmenistan è un Paese strategico, non solo sul piano geopolitico
– ricordiamo che confina con Iran e Afghanistan – ma detiene la quarta più grande
riserva mondiale di gas. Che peso esercita sul fronte economico?
R. – E’ un
Paese molto importante ovviamente, non a caso è un Paese sul quale Stati Uniti ed
Europa da un lato e Russia dall’altro lottano per l’influenza e per tirare questo
Paese dal loro lato. Loro - Turkmenistan, in questo caso, ma anche gli altri Paesi
produttori di gas o di petrolio della regione - tentano di mantenere una certa autonomia
e di barcamenarsi tra le superpotenze.
D. – Che tipo di rapporti ci sono oggi
tra il Turkmenistan e la Russia, visti anche i loro rapporti passati?
R. –
Sono sicuramente molto stretti, anche se, come dicevamo, il Turkmenistan tenta di
barcamenarsi e di non finire completamente nell’orbita di Mosca. Certamente, per questioni
militari e per questioni di strategia globale, il legame con Mosca è inevitabilmente
forte. Non dimentichiamo che il Turkmenistan ovviamente faceva parte dell’Unione Sovietica
e prima ancora faceva già parte dell’impero zarista.
D. – Questo rapporto può
essere deteriorato, per esempio, dai rapporti strettissimi che ci sono oggi tra Turkmenistan
e Cina, dopo tutti i contratti firmati recentemente dal punto di vista commerciale?
R.
– Eh sì, certamente questi Paesi tentano di smarcarsi da Mosca e la Cina costituisce
per loro un’alternativa e, soprattutto, costituisce un enorme mercato di sbocco, perché
ricordiamoci che oggi la Cina è il più grosso consumatore di gas e petrolio, dopo
l’Europa e dopo gli Stati Uniti. Per questi Paesi, quindi, è un mercato di sbocco
fondamentale; è un mercato relativamente vicino anche ed è un mercato relativamente
facile da raggiungere. Certamente questa collaborazione economica finirà poi forse
per avere anche delle conseguenze sull’atteggiamento politico di questi Paesi, anche
se – ripeto – liberarsi, smarcarsi dalla tutela russa non è poi così facile.