Sri Lanka: la Chiesa chiede un accordo tra le etnie per indagare sui crimini di guerra
Necessario un accordo tra il governo espressione della maggioranza singalese e la
leadership politica della minoranza tamil del Nord del Paese per evitare interventi
internazionali a scapito dell’orgoglio nazionale e dei rapporti con l’estero. Al centro
- riferisce l'agenzia Misna - è la crescente pressione delle diplomazie per avviare
un processo di riconciliazione che parta anzitutto dalle indagini sui crimini di guerra
durante il conflitto quasi trentennale che ha provocato complessivamente tra 80.000
e 100.000 morti e sofferenze enormi, in particolare per i Tamil di origine indiana,
stretti tra le offensive governative e una guerriglia spietata. A sostenere la necessità
di un accordo tra le parti che eviti interferenze esterne è il card. Malcolm Ranjith,
arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale catttolica dello Sri
Lanka. La sua richiesta, espressa in una lettera pastorale, è diretta al Presidente
Mahinda Rajapaksa e al principale movimento politico tamil, l’Alleanza nazionale tamil.
Il cardinale ha rilevato la necessità di mettere da parte le divergenze e i sospetti
per il bene del Paese. “Gli stranieri non dovrebbero dirci che cosa fare, non siamo
degli stolti”, ha detto. “Tuttavia – ha aggiunto – se non risolviamo questi problemi
ci apriremo a un intervento esterno”. Facendo leva sul nazionalismo e anche sul rifiuto
finora espresso dal Presidente a ogni indagine indipendente, l’arcivescovo Ranjith
ha anche ricordato al governo che dovrebbe essere suo compito concretizzare quanto
previsto dalla sua stessa Commissione per le lezioni imparate e la riconciliazione.
Il rischio è altrimenti di perdere la fiducia della comunità internazionale. Nella
sua lettera pastorale, a nome della Chiesa srilankese, il porporato ha anche ricordato
che sono molti quanti si trovano in carcere senza alcun atto di accusa formale. Questi
casi, come pure il gran numero di scomparsi, devono essere altresì indagati in modo
approfondito. In un momento di transizione per il Paese, la Chiesa locale cerca di
far valere la propria autorità, comunque maggiore della consistenza numerica in un
Paese a maggioranza buddhista, affinché si chiarisca la sorte di almeno 40.000 civili
tamil vittime del conflitto terminato nel maggio 2009. Per la sua mancanza di cooperazione,
lo Sri Lanka è stato colpito da due risoluzione di condanna delle Nazioni Unite, oltre
a simili provvedimenti da parte di Stati Uniti e India. Attesa una risoluzione di
condanna dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani se non ci saranno sviluppi
sostanziali entro marzo 2014. (R.P.)