Mons. Parolin al Corpo Diplomatico: la Chiesa impegnata a costruire un futuro di pace
e fraternità
“Dobbiamo dimostrare che la pace è possibile, non è un’utopia”. E’ quanto affermato
dal neosegretario di Stato, mons. Pietro Parolin, nell’incontro di questo venerdì
in Vaticano con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Mons. Parolin
ha sottolineato che la Chiesa, come chiede Papa Francesco, è impegnata a costruire
insieme a tutti un’umanità che sia una vera famiglia in cui il dialogo vince sulla
guerra e i contrasti. L’udienza è stata anche l’occasione per mons. Parolin di ringraziare
gli ambasciatori per gli auguri che gli sono stati rivolti in occasione della nomina
a segretario di Stato. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal decano del Corpo
diplomatico, l’ambasciatore del Principato di Monaco, Jean-Claude Michel. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
In un periodo
in cui tante aree del mondo sono ferite dalla guerra e dalla povertà, assicuro la
“mia disponibilità a collaborare per la ricerca della pace e il rispetto della dignità
di ogni essere umano”. Collaborare: è questa la parola chiave del discorso che mons.
Pietro Parolin ha rivolto al Corpo Diplomatico. Il nuovo segretario di Stato vaticano
riecheggia Papa Francesco e il tema della fraternità architrave del suo Messaggio
per la Giornata Mondiale della pace. E avverte che “non si può restare insensibili
alla sofferenza che tocca drammaticamente” tanti esseri umani:
“Nous devons
montrer que la paix est possibile…” “Noi – è la sua esortazione – dobbiamo
dimostrare che la pace è possibile”, “non è un’utopia”. La pace, sottolinea, è “un
bene concreto che viene da Dio e che noi possiamo contribuire a costruire grazie al
nostro impegno personale e solidale”. Per questo, ribadisce, “è necessario lavorare
assieme alla costruzione di una vera cultura della pace, rispondendo con coraggio
alle sfide che mettono in pericolo un’autentica coesistenza tra le persone e i popoli”.
Mons. Parolin rivolge, dunque, il pensiero alla felicità che, annota, è “una delle
aspirazioni più profonde dell’uomo”. E si chiede se la “missione dei diplomatici non
sia proprio quella di lavorare per rendere il mondo più felice”, attraverso delle
“relazioni sempre più fraterne”:
“Comme l’a exprimé bien des fois le Pape
François…” “Come ha più volte ben spiegato Papa Francesco – afferma mons. Parolin
– ogni essere umano” è “creato per la gioia”. E questa si trova anche nei progressi
“verso la pace e verso la concordia tra i popoli”. E’ la gioia “dell’incontro e della
condivisione, del dialogo e della riconciliazione”. Ecco, soggiunge, “qual è l’umanità
che noi cerchiamo di costruire assieme”:
“Une humanité qui soit une véritable
famille…” “Un’umanità – evidenzia – che sia una vera famiglia, un’umanità dove
il dialogo abbia la meglio sulla guerra nel regolare le controversie, un’umanità dove
la forza dei potenti sostenga la debolezza dei più piccoli, un’umanità dove la forza
dei deboli rimedi alla debolezza dei forti”. Noi sappiamo, prosegue, quanto le donne
e gli uomini del nostro tempo abbiano bisogno di trovare sulla propria strada persone
davvero fraterne che possono donare loro “una speranza per l’avvenire”. Papa Francesco,
assicura mons. Parolin, “vuole che i cristiani siano proprio queste persone”:
“Il
veut que l’Eglise annonce, témoigne et porte la joie…” “Egli – riafferma –
vuole una Chiesa che annunci, testimoni e porti la gioia”. Un impegno, rammenta mons.
Parolin, che il Pontefice “ripete con insistenza” nella Evangelii Gaudium.
Papa Francesco, afferma ancora, vuole una Chiesa con “le porte aperte, simbolo di
luce, di amicizia, di gioia, di libertà e fiducia”. Vuole “una Chiesa meno preoccupata
di rafforzare le sue frontiere, ma che crea l’incontro e comunica la gioia del Vangelo”.
Nell’avvicinarsi al Natale, mons. Parolin ha quindi augurato agli ambasciatori “pace
e gioia”, affinché i loro popoli "possano progredire verso un futuro migliore".