Centrafrica: i leader religiosi cristiani e musulmani condannano le violenze interreligiose
Rimane estremamente precaria la situazione nella Repubblica Centrafricana, nonostante
l’intervento delle truppe francesi e dell’Unione Africana, in particolare nella capitale,
Bangui. Il Ministro della Difesa francese, Jean -Yves Le Drian, che si trova in visita
ai militari impegnati nell’operazione “Sangaris” (come è denominato l’intervento francese
in Centrafrica) ha detto che il Paese rischia di sprofondare nell’anarchia. A Bangui
- riferisce l'agenzia Fides - che conta un milione di abitanti, 110.000 persone sono
sfollate, mentre si moltiplicano gli atti di aggressione e di vendetta a sfondo religioso.
I ribelli Seleka che hanno rovesciato a marzo l’ex Presidente François Bozizé, e che
sono in gran parte musulmani, si sono resi responsabili di numerose violenze contro
la popolazione, e in particolare contro i cristiani. I gruppi di autodifesa, i cosiddetti
“anti-balaka” (che significa anti machete) formati soprattutto da cristiani, a loro
volta commettono ritorsioni non solo contro i Seleka ma anche nei confronti dei civili
musulmani, considerati come vicini ai ribelli. Per cercare di interrompere la spirale
di odio, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno intrapreso alcune iniziative
comuni. Mercoledì scorso nel quartiere Pk13 di Bangui, si è tenuto un incontro di
riconciliazione tra le comunità musulmane e cristiane alla presenza di un centinaio
di persone. Lo stesso giorno i leader religiosi cristiani e musulmani hanno effettuato
un altro gesto simbolico: la distribuzione di cibo a 10.000 sfollati della capitale.
(R.P.)