2013-12-13 12:55:09

Centrafrica: esplode la rabbia. Si aggrava la crisi umanitaria


Il clima già teso e incerto a Bangui si sta deteriorando di ora in ora, con un crescendo di rappresaglie tra la comunità cristiana e quella musulmana, sulla scia delle violenze della scorsa settimana tra uomini dell’ex ribellione Seleka e miliziani dei gruppi di autodifesa anti balaka, concluse con più di 500 morti. I peacekeepers africani della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca) - riferisce l'agenzia Misna - hanno disperso con colpi d’arma da fuoco in aria un corteo di migliaia di persone, tra cui molti giovani, armate di pietre che hanno cercato di penetrare con la forza nella chiesa di Saint Jacques, a caccia di un ex generale della Seleka presumibilmente rifugiato all’interno. Sono seguiti disordini e tafferugli mentre i soldati africani hanno evacuato dalla chiesa alcuni uomini in abiti civili, sospettati di essere ribelli Seleka, ma secondo fonti di stampa si trattava invece di esponenti religiosi della comunità musulmana. Per ore la tensione è stata alle stelle nel quartiere a maggioranza musulmana del Pk-5, al centro della capitale. Secondo alcuni testimoni sono stati rinvenuti sei corpi senza vita di musulmani, tra cui un bambino, trasportati nella locale moschea. Poco dopo un cristiano in sella ad una motocicletta è stato ucciso a “colpi di machete” da altre persone. La rabbia della gente non ha risparmiato i militari francesi dell’operazione Sangaris, impegnati da lunedì in complesse operazioni di disarmo. Sta crescendo un forte sentimento anti-francese tra la minoranza musulmana che accusa le truppe di Parigi di “organizzare un genocidio” e di “non fermare le rappresaglie dei cristiani” nei confronti degli ex ribelli Seleka disarmati ma anche dei commercianti i cui negozi vengono attaccati e saccheggiati o dei semplici civili aggrediti per strada. Il Presidente di transizione, l’ex capo ribelle Michel Djotodia, ha lanciato un appello alla riconciliazione. E’ sempre più grave la situazione umanitaria. Secondo l’Onu a Bangui ci sono almeno 130.000 sfollati, su 800.000 residenti nella capitale. Nel solo campo allestito nei pressi dell’aeroporto, sotto la protezione dei francesi, sono stipate più di 45.000 persone senza ripari, acqua e medicinali e con poco cibo a disposizione. E’ alto il rischio di epidemia in condizioni igienico sanitarie pessime e dopo giorni di forti piogge. Altrettanto critica, anche se meno nota, è la situazione nelle zone interne del paese, tra cui Bossangoa (nord-ovest), dove da due mesi circa 40.000 cristiani in fuga dalla Seleka sono “ammassati su soli quattro ettari” attorno all’arcivescovado, come denunciato da Action contre la faim (Acf). L’Unione Europea, cha ha attivato un ponte aereo tra Douala e Bangui, invierà domani 37 tonnellate di aiuto medicale urgente per far fronte alla “catastrofe umanitaria”. In Centrafrica si registrano 530000 sfollati interni e 2,3 milioni di persone hanno bisogno di un’assistenza immediata. (R.P.)







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