Uruguay: monito di Onu e Usa contro la legalizzazione della cannabis
La reazione più energica è stata quella dell’Ufficio dell’Onu contro la droga e il
crimine (Unodc): la legge con cui l’Uruguay diventa, per ora sulla carta, il primo
Paese al mondo ad autorizzare la coltivazione, la vendita e l’utilizzo di cannabis
“viola la Convenzione del 1961 sui narcotici” che Montevideo ha sottoscritto - riferisce
l'agenzia Misna - e che contempla l’uso della marijuana solo a fini medici e scientifici.
Il capo della Giunta internazionale per il controllo degli stupefacenti, Raymond Yans,
si è detto “sorpreso” che il governo del Presidente José ‘Pepe’ Mujica “abbia deciso
liberamente” di ignorare le disposizioni del trattato in questione, esortandolo a
rispettarle. “E’ increscioso che in un momento in cui il mondo è immerso in una continua
discussione sul problema mondiale delle droghe, l’Uruguay agisca prima della sessione
speciale dell’Assemblea generale dell’Onu prevista per il 2016” gli ha fatto eco David
Dadge, portavode dell’Unodc. Dura anche la reazione degli Stati Uniti: “Dipende dal
popolo dell’Uruguay decidere quali politiche sulle droghe sono le più appropriate
ma come qualsiasi altro Paese l’Uruguay ha l’obbligo di rispettare i suoi impegni
internazionali” ha rilevato il Dipartimento di Stato in una nota. Anche il Paraguay,
da cui peraltro proviene la stragrande maggioranza della cannabis consumata in Uruguay
e nella vicina Argentina, ha criticato il suo socio nel Mercosur (Mercato comune sudamericano):
“Legalizzando la marijuana in Uruguay sotto il presunto controllo dello Stato consoliderà
la tendenza all’aumento del consumo di questa e altre droghe e stimolerà l’importazione
clandestina dal Paraguay, la cui erba è una delle migliori e meno costose” ha detto
il ministro della Segreteria nazionale antidroghe (Senad), Luis Rojas. (R.P.)