Ucraina: la polizia sfolla i dimostranti filoeuropeisti in piazza. Janukovich cerca
il dialogo
In Ucraina non si attenua l’ondata di protesta filoeuropeista che da giorni ha preso
di mira il governo di Kiev per il mancato accordo di associazione con l’Unione Europea.
Da poche ore la polizia sta iniziando a sgomberare piazza Maidan, nella capitale,
mentre sul piano politico-diplomatico il presidente Janukovich attenua le tensioni
e cerca di reimpostare il dialogo con Mosca e Bruxelles. Il servizio di Giuseppe
D’Amato:
Viktor Janukovich
si è assunto la responsabilità per gli eventi di queste settimane. Secondo l’agenzia
Interfax, per placare la piazza, la soluzione, discussa con i suoi tre predecessori,
sarebbe quella di licenziare il premier Azarov. Le persone, fermate in questi giorni
dalla polizia, verranno rilasciate al più presto. Come in parte riferito dal commissario
Fuele, l’Unione europea è disponibile ad aiuti finanziari supplementari e a supportare
Kiev nelle trattative per riattivare un prestito, accordato ma poi congelato nel 2011
dal Fondo monetario internazionale. Oggi a Bruxelles potrebbe venire definita una
specie di road map. La Russia, secondo quanto affermato da Janukovich, sarebbe pronta
a ridiscutere il prezzo delle forniture di gas a Kiev. Tale scelta non sorprende,
considerando il momento non positivo nelle relazioni russo-europee.
Sulla situazione
in Ucraina, Massimiliano Menichetti ha intervistato Danilo Elia, esperto
dell'area, di Osservatorio Balcani e Caucaso:
R. – Stiamo
assistendo a una cosa che in realtà è già accaduta: viene chiamata “la seconda rivoluzione”,
facendo riferimento alla “Rivoluzione arancione” che aveva portato a un primo cambio
al vertice dell’Ucraina, Paese che poi è ritornato sui propri passi filo-russi. Questa
è forse, per le opposizioni, una seconda occasione per dare una spinta europeista
al Paese.
D. – Di fronte a questo bivio, l’Ucraina che strada prenderà?
R.
– Siamo di fronte a una situazione poco chiara anche per gran parte degli osservatori.
Di fatto, si parla di due anime del Paese: questo per dire che c’è tantissima gente
che manifesta oggi in piazza – si parla di mezzo milione o anche più di persone –
manifestano contro Janukovyč, di fatto, contro il presidente. Ma non dobbiamo dimenticare,
appunto, che c’è tutta una grossa parte di popolazione che non è in piazza, nel senso
che supporta Janukovyč, che lo ha eletto legittimamente.
D. – Ma in sostanza,
quindi, una parte del Paese vuole un riavvicinamento a Mosca e una parte del Paese
invece guarda all’Europa per un nuovo asse?
R. – Allo stato attuale, non è
tanto in campo la questione se il Paese debba andare in direzione di Bruxelles o in
direzione di Mosca. In discussione è, in realtà, proprio tutto l’assetto del Paese.
E’ una questione prettamente interna, forse. Non c’è un Paese che vuole andare in
due direzioni diverse: ci sono più che altro divisioni all’interno della società ucraina,
quella tra province occidentali – di lingua ucraina e tradizionalmente più vicine
all’Europa intesa in senso “continentale”, oltreché con aspirazioni europeiste, nel
senso di Unione Europea – e ci sono poi le province orientali e meridionali, compresa
la Crimea, che sono abitate da una popolazione russofona, che si sente culturalmente,
religiosamente, tradizionalmente vicina alla Russia. Questa è certamente una divisione,
ma ce n’è anche un’altra, che è trasversale a questo ed è rappresentata da una parte
delle giovani generazioni, soprattutto quelle che abitano nelle città e si sentono
vicine ai loro coetanei europei – occidentali, per quello che significhi questo aggettivo
– e invece le generazioni più anziane o che abitano in realtà rurali, che tengono
più al mantenimento dello status quo, in realtà di un Paese che in gran parte è culturalmente
vicino alla Russia. In realtà, quella che spesso viene riportata come scelta di Janukovyč
di portare il Paese tra le braccia della Russia, probabilmente non è poi così vero,
nel senso che poi di fatto l’Ucraina ha da sempre strettissimi legami con la Russia.
D.
– Janukovyč ha comunque ribadito le aperture al dialogo: basterà?
R. – Allora,
oggi Janukovyč ha indetto una sorta di tavola rotonda con tre suoi predecessori: Kravchuk,
Kučma e Juščenko, tre ex presidenti ucraini compreso, appunto, anche Juščenko che
ricorderemo leader della “Rivoluzione arancione”. Da questo sembrerebbe di capire
il desiderio di creare una sorta di unione nazionale. Come dire: una via di uscita
che rappresenti l’unione nazionale. Bisogna vedere cosa ne verrà fuori, nel senso
se basterà alla piazza…
D. – Quale sarà quindi lo scenario?
R. – L’ipotesi
forse più probabile, al momento, è che effettivamente si possa andare a elezioni anticipate,
cosa che però non è detto che di per sé rappresenti una soluzione ai mali dell’Ucraina.
Dobbiamo appunto ricordare che Janukovyč è stato, nelle scorse presidenziali, legittimamente
eletto e che può contare su un grosso bacino di voti. Quindi, ci si potrebbe ritrovare
a nuove elezioni che in realtà non cambino più di tanto l’assetto delle cose.