Thailandia al voto il 2 febbraio ma rimane l'ombra del golpe
In Thailandia si profilano scenari da golpe. La crisi politica resta sospesa su prospettive
incerte e possibili disordini, nonostante siano state indette elezioni anticipate,
per il prossimo 2 febbraio. Stefano Vecchia: 00:01:45:18
Scaduto l'ultimatum di ieri sera al premier per le dimissioni, scaduto
anche quello dato alla polizia per abbandonare questa mattina le sedi del governo
e dei ministeri e lasciarne il presidio ai militari, il Paese attende le prossime
mosse della protesta anti-governativa. Ieri sera, in un atteso discorso alla folla
presso il Palazzo del governo, il leader dei manifestanti Suthep Thaugsuban ha sintetizzato
le sue prospettive. Anzitutto considera ormai nell'illegalità il governo per violazione
della Costituzione e per attentato al potere della Corte costituzionale. Per questo
ha chiesto alla polizia di arrestare la premier ad interim, Yingluck Shinawatra, e
ai thailandesi di controllare i movimenti suoi e della sua famiglia. “Entro tre giorni
– ha annunciato Suthep – se tutto non sarà finito come chiediamo, gli Shinawatra andranno
incontro all'infelicità”. Il suo “governo del popolo”, avviato giorni fa con la nascita
del Comitato popolare per la riforma democratica che riunisce le varie anime della
protesta, dovrebbe esprimere presto un premier provvisorio e avviare il Paese verso
un nuovo assetto istituzionale, in un contrasto e sovrapposizione di poteri e di
prospettive che sta dividendo il la Thailandia, in particolare i giuristi. Il governo
resta infatti fermo sul suo ruolo di gestione provvisoria verso il voto previsto il
2 febbraio. Raggiunto l'obiettivo di mettere con le spalle al muro l'esecutivo, di
far conoscere le proprie ragioni e di raccogliere attorno a sé molta dell'insoddisfazione
latente, soprattutto nelle classi medie urbane, la protesta non riesce a dare il colpo
finale. Un contributo essenziale potrebbe arrivare dalle forze armate, che forse hanno
avviato un dialogo con i suoi leader, o anche dalla Commissione nazionale contro la
corruzione, che il 13 delibererà sulle accuse di oltraggio alla Corte costituzionale
e al Parlamento da parte di 312 parlamentari di parte governativa. Due precedenti
governi della stessa parte politica che esprime la maggioranza attuale sono stati
sciolti dal 2007 per volontà dei giudici e con consenso delle forze armate.