2013-12-11 20:05:18

Nel Sinai, in cinque anni, circa 30 mila vittime della tratta di esseri umani


Tra venticinquemila e trentamila persone, negli ultimi cinque anni, sono state sequestrate o hanno perso la vita nel Sinai egiziano. Fuggono soprattutto dall’Eritrea, ma restano vittime di trafficanti che, solo grazie ai riscatti, hanno accumulato in questi anni 600 milioni di dollari. Sono i dati del rapporto “Human Trafficking Cycle”, curato da ricercatori eritrei e olandesi e presentato ieri alla Camera dei Deputati con la partecipazione dell’agenzia Habeshia. Per noi c’era Davide Maggiore: RealAudioMP3

Quello del Sinai è un “ciclo della schiavitù”, sostengono gli autori del rapporto: non si ferma ai cosiddetti “magazzini” umani e alle vere e proprie “sale di tortura” dove i migranti subiscono terribili abusi. Chi raggiunge l’Europa meridionale, infatti, può cadere nelle mani di altri trafficanti, se vuole continuare il viaggio verso nord. E secondo don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, il contrasto alla tratta deve cominciare già dai Paesi africani di transito che, in alcuni casi, ne avrebbero gli strumenti:

“Le legislazioni per combattere il traffico di esseri umani ci sono già, solo che non vengono applicate, per il semplice motivo che c’è la corruzione. I testimoni ci raccontano degli stessi poliziotti sudanesi che li vendono ai trafficanti, e lo stesso se andiamo in Libia: nei vari centri di detenzione queste persone sono costrette a pagare i miliziani o chi è di guardia per uscire da questi centri. Quindi la comunità internazionale prima di tutto deve spingere questi Stati ad applicare le leggi già esistenti per combattere il traffico di esserti umani e cercare anche di aprire dei canali umanitari protetti per queste persone che sono costrette a fuggire”.







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