2013-12-11 16:41:07

Le proteste dei "forconi". Mons. Miglio: disagio e rabbia che vanno ascoltati


“I veri Forconi non sono eversivi e si trovano in Sicilia dove la protesta è pacifica. Ci dissociamo dalla violenza in altre parti del Paese". Così il leader dei Forconi, Mariano Ferro, mentre in varie città italiane la protesta continua. Per il premier Letta la protesta non rappresenta il Paese. Il ministro dell’interno Alfano che ha riferito alla Camera assicura “metteremo tutta la forza dello Stato contro i violenti”. Vari gli slogan della protesta: da quelli contro il governo e la politica, a quelli sulle tasse e la disoccupazione. Adriana Masotti ha chiesto a mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici italiani, come legge ciò che sta accadendo in questi giorni:RealAudioMP3

R. - Penso che ci troviamo di fronte ad una situazione sociale molto grave! Forse, abbiamo un po’ sottovalutato i tempi… Prima o poi, sarebbe esplosa questa situazione. E’ molto grave perché - come vediamo anche dalla composizione del mondo di chi protesta, che è molto vario - convergono povertà e disagi di vario tipo. Si lamentano lentezze. Per quanto riguarda la Chiesa siamo tutti fortemente impegnati sul fronte delle Caritas, un po’ in tutta Italia. Lo sforzo è enorme attraverso le Caritas e attraverso il volontariato, penso che questo vada tenuto presente. In generale, è vero che c’è bisogno di risposte ponderate di fronte a una protesta così composita, ma ponderate non vuole dire lente. C’è bisogno di risposte veloci, a cominciare proprio dagli apparati burocratici: i tempi per avere un’autorizzazione, ad esempio. Equitalia è veloce, certo... E questo lo lamentano in molti. Di fronte invece alla giustizia, penso ai fallimenti, davvero i tempi sono al di là della sopportazione. Perché? Perché la crisi ci ha portato in una situazione davvero molto tesa.

D. - Vede quindi in queste persone che manifestano nelle piazze una rappresentanza, diciamo, di sentimenti comuni, vissuti e sentiti dal popolo italiano, dai cittadini in generale? Vede anche qualche pericolo?

R. - Direi proprio di sì! Certo, i pericoli della violenza ci sono sempre: le infiltrazioni non sono un mistero… Ma certamente, il mondo di sofferenze che converge in questa protesta mi pare molto grave e molto vasto e come forse non vedevamo da tempo, perché è una protesta che coinvolge - e questa mi pare un po’ la novità - tanti ambiti, tanti strati di popolazione, tanti tipi di attività. Capisco anche la rabbia dei commercianti, costretti a chiudere il loro esercizio. Al di là dei pericoli che ci sono - di violenze, di infiltrazioni - mi pare che però debba prevalere una considerazione attenta, perché sono povertà reali e sono situazioni che si allargano sempre di più.

D. - Anche negli ultimi giorni c’è stato un altro suicidio di un imprenditore proprio in Sardegna…

R. - Sì. Certamente, l’alluvione è stato il colpo di grazia, perché è venuta a cadere su una situazione già compromessa e quindi la disperazione prende il sopravvento. Proprio a proposito dei danni dell’alluvione, si comincia a temere che i tempi si allunghino troppo. Come vescovi della Sardegna, ci siamo impegnati a essere vigilanti. Una Regione, con i problemi che abbiamo noi, non ce la fa a sopportare dei tempi così lunghi. Vorrei dire ancora una parola sull’importanza di raccogliere il messaggio di Papa Francesco. E’ stato qui a Cagliari, a settembre, e ho ancora nelle orecchie le parole che lui ha detto parlando al mondo universitario, invitando ad ascoltare la "musica dei giovani". La musica dei giovani ha un altro ritmo, ha ritmi più veloci. E c’è un paragrafo dell’Evangelii Gaudium, dove il Papa auspica che davvero la politica, tanto denigrata, venga riscoperta come una vocazione altissima. Di fronte, alle questioni concrete che la protesta dei “forconi” mette davanti a tutto il Paese, questo invito a prendere sul serio la politica e a fare spazio anche ai giovani in politica, mi pare altrettanto concreto e urgente. L’antipolitica porta a disgregare, a distruggere: c’è bisogno di parlare bene della politica. Non si può denigrarla!







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