"Una sola famiglia, cibo per tutti". Presentata la campagna di Caritas Internationalis
Eliminare la fame entro il 2025. E’ l’obbiettivo che si propone la campagna “Una sola
famiglia umana, cibo per tutti” lanciata ieri a Roma in occasione della Giornata Mondiale
dei Diritti Umani da Caritas Internationalis e sostenuta in un videomessaggio dal
Papa. I membri dell’organizzazione proporranno ai vari governi di adottare un quadro
normativo sul diritto al cibo con l’invito a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla
piaga degli sprechi. Al microfono di Paolo Ondarza il segretario generale di
Caritas Internationalis Michel Roy:
R. – Non si
può vivere senza mangiare, senza bere: è un diritto riconosciuto nella Dichiarazione
dei diritti umani, 65 anni fa, ma deve essere trasformato in legge nazionale. Un Paese
come il Brasile ha deciso di fare una politica che si chiama “Fame Zero” e le cose
sono cambiate. Se tutti i Paesi nel mondo avessero una legge nazionale sul diritto
al cibo, i governi si sentirebbero maggiormente obbligati a questo. Io vedo che in
molti Paesi, in cui la fame è forte, i governi la considerano cosa normale, perché
è sempre stato così: no! E’ uno scandalo che la gente mangi solamente una volta al
giorno o anche meno. In ogni Paese del mondo, c’è questo problema. Anche qui, in Italia.
D.
– A girarsi dall’altra parte non sono solamente i governi e le istituzioni: anche
la gente comune. Il Papa ha invitato tutti a dar voce a chi soffre silenziosamente
la fame, perché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo…
R.
– E’ facile dire che la fame è colpa dei politici… E’ qualcosa che riguarda noi tutti.
Dobbiamo riflettere sui nostri stili di vita. Siamo in solidarietà con i più poveri,
o no? Non si possono chiudere gli occhi, al contrario: si deve rispondere a questo
problema. La solidarietà è fondamentale, la fraternità – tema della Giornata della
Pace del 1° gennaio prossimo – è fondamentale.
Alla base della fame nel Sahel,
c’è l’incapacità dei leader politici, denuncia frere Ambroise Tine, segretario
esecutivo di Caritas Senegal, al microfono di Paolo Ondarza:
R. – Ho sempre
detto, e con convinzione, che l’Africa ha bisogno di una leadership tipo quella
di Mandela, capace di riconoscere la dignità umana e di combattere perché ogni uomo
abbia accesso ai diritti, soprattutto al diritto di vivere degnamente, di avere il
cibo necessario, l’acqua, un’educazione, una formazione adeguata.
D. – Il Sahel
è ricco, ma la popolazione è stremata dalla povertà…
R. – E’ uno scandalo.
Bisogna mettere fine a questo processo di sfruttamento dei popoli in Africa.
D.
– Il 30% della popolazione non riesce ad avere due pasti al giorno, ha detto oggi
in conferenza stampa, ricordando quanto è difficile sopportare i morsi della fame…
R.
- …è difficile sopportare la fame, andare a letto la sera, con i figli, e non avere
da mangiare. E' una sofferenza tremenda, terribile. Faccio sempre un appello affinché
adottiamo comportamenti sempre più umani, a tutti i livelli: a livello di coloro che
governano l’Africa e anche a livello di tutti coloro che hanno un po’ più degli altri.
D.
– Gli sprechi del mondo ricco come vengono vissuti da chi è povero e affamato nel
Sahel?
R. – Una persona che vive la fame nel Sahel e che vede lo spreco, si
chiede: “Ma sono umane, queste persone che sprecano il cibo, mentre io non ho neanche
il minimo indispensabile?”.