Centrafrica: uccisi due soldati francesi. Violenze tra comunità
Proseguono in condizioni difficili e in un clima di forte tensione le operazioni di
disarmo a Bangui che vedono 1600 soldati francesi in prima linea per ristabilire la
sicurezza nella capitale. Da Parigi il ministero della Difesa ha annunciato la morte
di due militari dell’operazione Sangaris, rimasti uccisi in scontri a fuoco che si
sono verificati nella notte tra lunedì a martedì mentre erano impegnati in pattuglie
nella zona dell’aeroporto. Le due vittime - riporta l'agenzia Misna - che appartenevamo
all’ottavo reggimento dei paracadutisti della fanteria della marina di Castres (sud
della Francia), “sono state trasportate d’urgenza al presidio medico ma purtroppo
non sono riusciti a salvarle” ha riferito in parlamento Claude Bartolone, presidente
dell’Assemblea nazionale. Da quando è formalmente cominciata l’operazione Sangaris,
giovedì scorso, giorno in cui è arrivato il via libera del Consiglio di sicurezza
dell’Onu, il ministero della Difesa e lo Stato-maggiore dell’esercito francese hanno
riferito di “un clima di tensione palpabile tra i soldati e alcuni gruppi armati”,
in particolare con gli uomini della coalizione ribelle Seleka, autrice del colpo di
stato dello scorso marzo ma ufficialmente sciolta dal Presidente di transizione Michel
Djotodia. Per l’Eliseo, i due militari “hanno perso la vita per salvarne molte altre”
si legge nel comunicato di cordoglio diffuso dalla presidenza francese, a poche ore
da una visita a sorpresa di François Hollande, atteso per questa sera a Bangui, tappa
del suo viaggio che lo porterà in Sudafrica per i funerali di Nelson Mandela. Nelle
scorse ore lo Stato-maggiore delle forze armate ha tuttavia assicurato che le operazioni
di disarmo, cominciate ieri, “stanno procedendo in modo celere” e che “la popolazione
non è più minacciata” visto che “la maggior parte dei gruppi armati ha già abbandonato
le proprie posizioni per le strade di Bangui” e si sarebbe accantonata in un apposito
campo. E’ stato arrestato un noto comandante della Seleka, Nourdine Adam, trasferito
nella base militare francese nei pressi dell’aeroporto internazionale. Nonostante
l’ingente dispiegamento di soldati e blindati francesi, nella capitale tensioni e
paura sono ancora forti. La diffidenza è grande tra i residenti del quartiere di Ouhango,
abitato da cristiani e musulmani: se i Seleka sono stati disarmati, ingenti quantità
di armi sono ancora nelle mani dei civili. “C’è chi è in possesso di armi da fuoco
distribuite dalla Seleka e chi ha delle balaka (machete in lingua sangho, ndr), quindi
viviamo nella paura. Tra cristiani e musulmani ci deve essere il disarmo e solo dopo
si potrà pensare alla riconciliazione” ha testimoniato un residente di Ouhango all’emittente
Radio France Internationale (Rfi). Si temono vendette e rappresaglie tra i due gruppi
e la comunità musulmana ha chiesto alle forze francesi di garantire la sicurezza dei
suoi membri e beni. Intanto da Washington il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha
ordinato alle forze statunitensi di mettere a disposizione velivoli per “trasportare
le truppe del Burundi in Centrafrica”, accogliendo una richiesta di “assistenza logistica
limitata” da parte della Francia. Sulla carta la risoluzione Onu della scorsa settimana
dà il via libera all’intervento militare della Missione internazionale di sostegno
al Centrafrica (Misca), per ora sotto comando dell’Unione Africana (Ua) che coordina
2500 soldati messi a disposizione da diversi paesi africani, e con il sostegno della
Francia. (R.P.)