2013-12-09 11:59:21

Anziani maltrattati. Il Tam: Italia in ritardo nella lotta agli abusi


Anziani soli, a volte non autosufficienti, costretti a dormire in angusti seminterrati o ad assumere medicine e alimenti scaduti. E’ la realtà che si cela dietro alcune case di cura, che ogni tanto viene alla ribalta delle cronache. Un altro frutto amaro della “cultura dello scarto” denunciata da Papa Francesco, che vede persone fragili e bisognose di cure, calpestate nei loro diritti. Cecilia Sabelli ha intervistato Francesca Carpenedo della Cooperativa Solimai, che dal 2001 gestisce il Tam, Telefono anziani maltrattati:RealAudioMP3

R. - Le denunce che noi abbiamo ricevuto in questi anni sono sempre quasi completamente anonime. Questo significa che le persone, che lavorano o che hanno un parente o che sono ricoverate in casa di riposo, spesso di fronte a una denuncia dove compare il proprio nome hanno paura di ritorsioni. Le denunce che più registriamo riguardano essenzialmente alcune carenze: carenze di assistenza relative alla mancanza di personale o alla mancanza di fornitura di presidi igienico-sanitari. In alcuni casi viene denunciata anche la somministrazione eccessiva di medicinali a scopo contenitivo, in modo tale che le persone con problemi di demenza - che provocano un comportamento agitato - siano più che sedate.

D. – Quali azioni concrete potrebbero prevenire e impedire gli abusi perpetrati in alcune di queste strutture...

R. – Considerata negli ultimi vent’anni la grande diffusione conosciuta dalle strutture residenziali dovrebbe essere scontato un censimento di queste. Così come dovrebbe essere chiaro che, a seconda della valenza assistenziale di ogni casa di riposo, dovrebbero esserci diversi livelli formativi del personale. In questo modo le persone che vi lavorano sarebbero sotto un certo punto di vista tutelate e non verrebbero mandate allo sbaraglio rispetto a compiti che non possono assumersi. Se fossero adeguatamente formate, inoltre, non incorrerebbero in quello che viene comunemente definito, per esempio, il burn out dell’assistente o del caregiver, che poi li rende attuatori di abusi sugli anziani.

D. – Qual è l’approccio delle istituzioni rispetto al problema dei maltrattamenti agli anziani, che possono avvenire anche nel contesto familiare o dell’assistenza domiciliare...

R. – Mi permetto una piccola polemica: si parla tanto di “femminicidio”. E’ stata fatta una legge, un’iniziativa più che encomiabile; però dobbiamo renderci conto che la violenza è violenza, che sia sulle donne, sui bambini, sugli anziani, rimane comunque violenza. Purtroppo, secondo noi, ormai si tratta proprio di un approccio culturale sbagliato, di approccio alla vita e ai rapporti con gli altri. Forse sarebbe più semplice dare un indirizzo più generale contro la violenza. Certamente ci sono casi di violenza sulle donne che sono particolarmente spiacevoli perché realizzati dai propri compagni di vita, dalle persone di cui più ci si dovrebbe fidare. E’ altrettanto vero, però, che numerosissimi sono anche i casi di violenze domestiche verso gli anziani.

D. – La Cooperativa Solimai ha partecipato, come componente della coalizione italiana, al progetto “WeDo – Wellbeing and dignity for older”: qual è il contributo dell’Europa, dove il problema del maltrattamento degli anziani è molto sentito e gestito probabilmente in maniera diversa rispetto all’Italia...

R. – Rispetto al resto dell’Europa noi siamo in un ritardo tragico e cronico. Francia, Inghilterra, Germania ormai hanno tutte le loro carte dei diritti degli anziani, dove viene fatto preciso riferimento ai casi di abuso. Qui, invece, questo concetto è ancora difficile da far passare. Altro tema che si sta molto dibattendo adesso in Europa: il 2012 è stato l’anno de “L’Europa amichevole verso le diverse età”, e l’idea è sviluppare il più possibile progetti che portino ad uno scambio intergenerazionale in modo tale che gli anziani possano costituire ancora una risorsa.







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