Piccola e media editoria italiana: ancora in crisi, ma cresce la vendita online
Continua il trend negativo della piccola e media editoria italiana, fatta di piccole
aziende a conduzione familiare che faticano a trovare spazio in libreria. L’unica
buona notizia è che aumentano le vendite dei libri su Internet – circa 6 milioni e
mezzo nei primi mesi dell’anno – mentre il mercato degli e-book stenta a decollare.
Questi alcuni dati presentati in occasione della Fiera nazionale, a Roma, della piccola
e media editoria “Più libri più liberi”. Ascoltiamo Gregorio Pellegrino, responsabile
digitale dell’editrice cattolica Effatà, intervistato da Antonella Pilìa:
R. – Per i
piccoli e medi editori è molto difficile farsi notare nelle librerie. Quindi, soprattutto
per le realtà più piccole, questa attività rappresenta più un hobby, un secondo lavoro
che una fonte di sostentamento. Non riuscire a farsi vedere nelle librerie – dove
spesso negli scaffali vengono visualizzati i libri delle grandi case editrici – porta
invece ad avere una crescita delle vendite nei canali digitali, quindi nelle librerie
online, che comunque non compensa la perdita legata alla crisi del libro. Anche perché
quest’ultimo è considerato un accessorio e non un bene essenziale, e per questo molte
famiglie italiane, in tempo di crisi, hanno deciso di farne a meno.
D. - Quali
sono le ragioni di questa crisi che porta a chiudere tante piccole case editrici e
librerie?
R. - La causa basilare è che i libri prodotti non riescono a essere
venduti, per due motivi. Il primo è che, in realtà, in Italia c’è una produzione di
titoli troppo alta in rapporto al numero di lettori; la seconda, invece, è dovuta
al fatto che per una casa editrice, riuscire a investire nella distribuzione nazionale
per essere presenti in tutte le librerie d’Italia, è molto complicato e costoso.
D.
- Anche la piccola editoria cattolica sta soffrendo?
R. - Il settore cattolico
– non avendo mai picchi altissimi, ma neanche bassissimi, di vendite – ha tenuto sempre
abbastanza bene nonostante le crisi. In ogni caso, nell’ultimo anno, ha sofferto:
se negli anni precedenti c’era un calo intorno al 10%, nell’ultimo anno questo decremento
è aumentato. L’unico fattore positivo è stata l’elezione di Papa Francesco, che sembra
portare una nuova primavera in questo settore. Altro fattore positivo, poi, è il fatto
che i due maggiori distributori di editoria cattolica in Italia – Il Messaggero di
Sant’Antonio di Padova e Dehoniana Libri di Bologna – si sono fuse in una nuova società
chiamata Proliber, riuscendo così ad ampliare le librerie a cui rifornire i libri
e quindi, per quanto possibile, aumentare il mercato dell’editoria cattolica.
D.
– Voi, che siete una piccola casa editrice familiare cattolica, quali difficoltà state
affrontando e come rispondete alla crisi?
R. - Le difficoltà principali sono
quelle di riuscire a farsi conoscere e vedere in libreria. Stiamo puntando molto sui
social network e sul sito internet, non per vendere ma per avere un contatto diretto
che ci permetta di conoscere i nostri lettori e quindi capire le loro esigenze. Dunque
abbiamo iniziato a lavorare in maniera molto avanzata nel digitale, realizzando e-book
e formandoci in questo campo attraverso la partecipazione a corsi internazionali,
seminari …
D. - Secondo lei, gli e-book e dunque il digitale sono il futuro
dell’editoria?
R. - È molto difficile dirlo. In Italia la vendita del digitale
è ferma tra l’1 e il 2% del fatturato complessivo; in America rappresenta circa il
30% del fatturato totale e, da una decina di mesi, sembra stabilizzata su questa percentuale.
Questo – visto che i trend americani vengono poi replicati in Europa e in Italia –
mi porta a dire che il digitale non sarà il futuro dell’editoria. Sarà però sicuramente
un aspetto molto importante da tenere in considerazione nei prossimi cinque, dieci
anni, andando a pensare a prodotti che siano veramente digitali. Questo vuol dire
inserire dei contenuti video e audio all’interno del testo e dare informazioni aggiuntive
che con un libro cartaceo non si possono avere.