Storico accordo del Wto. Mons. Tomasi: apre la via alla solidarietà internazionale
Accordo storico dell’Organizzazione mondiale del commercio a Bali. Per la prima volta
dalla sua creazione, nel 1995, il Wto (World Trade Organization) ha raggiunto un’intesa
che liberalizza gli scambi commerciali, aiuta l’economia agricola e rafforza la sicurezza
alimentare. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
L'accordo di
Bali, il primo dalla creazione del Wto nel 1995 è un via libera storico. 159 Paesi,
che si sono incontrati per la nona volta a livello ministeriale, hanno trovato l’accordo
per un pacchetto di misure sulla liberalizzazione degli scambi commerciali. In sostanza,
nonostante l’opposizione, poi rientrata, di Cuba, Bolivia, Venezuela e Guatemala,
che giudicando l’agenda neoliberista, ha rischiato di bloccare il varo finale, è stato
accettato l’impegno a identificare nel Wto il forum principale in materia: sia a livello
di negoziato sia a livello regolatorio. Il testo prevede che la Commissione per i
negoziati commerciali, entro 12 mesi, prepari a Ginevra un programma di lavoro concreto
per l'approvazione dell'Agenda di sviluppo lanciata negli accordi di Doha del 2001
e fino adesso restata lettera morta. Tanti i temi affrontati che dovranno trovare
attuazione concreta: dalla facilitazione del commercio, ai temi agricoli, come lo
stoccaggio pubblico di materie prime alimentari ai fini della sicurezza, poi la regolamentazione
delle tariffe, le tutele sulla produzione di cotone per i Paesi in via di sviluppo
e anche l'estensione del periodo di non deferibilità e la non punibilità, sempre per
questi Paesi, all’Organizzazione Mondiale del Commercio, per la proprietà intellettuale.
"Per la prima volta nella sua storia, si è tenuto fede alle promesse - ha detto il
direttore generale dell'Organizzazione, Roberto Azevedo - Abbiamo rimesso la parola
‘mondiale’ al Wto”.
Soddisfazione da parte della Santa Sede che ha preso attivamente
parte al vertice con l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente
all’Onu di Ginevra. Raggiunto telefonicamente a Bali da Alessandro Gisotti,
mons. Tomasi si sofferma sui punti principali dell’accordo:
R. - Per la
prima volta, è stata approvata una serie di misure che veramente apre la strada alla
solidarietà internazionale favorendo lo sviluppo di tutti i Paesi. In particolare,
è stato approvato un documento sulle facilitazioni commerciali grazie al quale si
risparmia tempo burocratico per far viaggiare le merci, con il risultato che il beneficio
economico che ne deriva - un bilione di dollari - aiuterà molto la ripresa economica
e aggiungerà posti di lavoro. Secondo punto, estremamente importante, è stato l’accordo
sulla sicurezza alimentare: guardando al quadro dell’agricoltura si è voluto dare
precedenza al diritto al cibo che è necessario per la vita, come l’acqua. In questa
maniera, sono stati portati a termine gli obiettivi che permettono a coloro che ne
hanno bisogno di superare i limiti di sostegno interno nazionale. Dobbiamo dire che
l’accordo raggiunto è davvero storico; abbiamo collaborato - come delegazione della
Santa Sede, non solo attraverso la dichiarazione ufficiale che è stata fatta, ma anche
nei contatti informali - a rafforzare il dialogo tra parti che avevano veramente difficoltà
a parlarsi, in modo da rendere possibile questa conclusione davvero storica.
D.
- Papa Francesco nell’EvangeliiGaudium sottolinea che bisogna sconfiggere
un’economia che esclude anzi, addirittura dice il Papa, che uccide. Si può dire che
questo accordo in qualche modo risponde anche a questa esigenza, a questo appello
del Papa nell’Esortazione apostolica?
R. - Tutta la presenza della Santa Sede
nel mondo multilaterale riflette la Dottrina Sociale: l’economia di mercato senza
regole porta all’emarginazione di persone, di gruppi e alle volte di interi Paesi.
Per cui c’è bisogno di una duplice azione: a livello nazionale, che lo Stato si preoccupi
del bene comune di tutti i suoi cittadini e, in senso parallelo, a livello internazionale,
che le strutture che ci sono - che la Comunità internazionale si è data - insistano
anche queste perché ci sia l’inclusione di tutti per il bene comune. Quindi il commercio
gestito bene, con regole etiche, porta a meno disuguaglianze sociali ed è uno strumento
efficace per combattere la povertà.
D. - L’accordo è storico. Ovviamente ci
si aspetta poi un’attuazione e una implementazione di quelle che sono le disposizioni
approvate a Bali. Quali sono le sua aspettative a riguardo?
R. - L’accordo
raggiunto, anzitutto ha già dato un suo frutto nel rafforzare la struttura globale,
non solo dell’Organizzazione mondiale del commercio, ma del multilateralismo in genere
che, in qualche modo, è la strada maestra che esprime - nelle decisioni concrete che
prende - la solidarietà che noi cristiani predichiamo. Secondo, i vantaggi a medio
e lungo termine che questo accordo apporta: la crescita del volume del commercio,
quindi l’incremento dei benefici che vanno a combattere la povertà; per l’attuazione
ci vorrà un po’ più di tempo, ma alcune previsioni sono immediate. Ne beneficeranno
certamente le piccole e medie imprese del settore agricolo. La buona volontà che tutti
hanno mostrato nel compromesso raggiunto porterà, nei prossimi quattro anni, ad attuare
non solo queste decisioni già prese, ma a cominciare un secondo ciclo che rafforzerà
ancora di più la collaborazione internazionale nel campo economico.