Mandela: da mercoledì camera ardente. Mons. Brislin: il suo esempio per superare povertà
e ingiustizie
Il Sudafrica è in lutto per Nelson Mandela: molte sono le iniziative in tutto il Paese
per ricordare il padre della nazione democratica. Il governo ha annunciato che una
camera ardente sarà allestita da mercoledì a venerdì a Pretoria e la salma trasportata
anche per le vie della città. Questa domenica, intanto, i sudafricani di tutte le
fedi si raccolgono in preghiera per il leader scomparso. Alle esequie di Mandela,
il prossimo 15 dicembre a Qunu, suo villaggio natale, saranno presenti, tra gli altri,
Barack Obama e i due ex-presidenti degli Stati Uniti George W. Bush e Bill Clinton.
Sulla figura di Mandela, Linda Bordoni ha raccolto il commento di mons.
Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo e presidente della Conferenza episcopale
cattolica del Sudafrica:
R. – I suppose
I had mixed reactions when I heard that Madiba had passed away. .. Ho avuto reazioni
diverse, quando mi hanno detto che Madiba non c’era più. Sicuramente, tristezza, ma
certamente anche un senso di sollievo, perché negli ultimi tempi soffriva molto; la
sua era stata una sofferenza forte, non solo a causa della sua malattia, ma anche
per il suo impegno per la libertà e per l’eguaglianza tra le persone. Se non fosse
stato per Mandela, non so cosa avrebbe potuto accadere a questo Paese: sicuramente,
ad un certo punto eravamo sull’orlo della guerra civile. Non solo lui ha guidato i
colloqui nei quali era coinvolto in prima persona, ma si è rivolto alle persone che
erano molto arrabbiate, che non riuscivano a riconoscere il fine ultimo delle soluzioni
negoziate, che avevano raggiunto il limite della sopportazione a causa dell’apartheid
e che riuscivano a vedere nella violenza l’unico mezzo per distruggere definitivamente
questo grande male. Mandela è stato capace di dire loro: “State sbagliando. In quanto
vostro leader, è mio dovere dirvi quando state sbagliando”. Fare questo deve avergli
richiesto un coraggio enorme, affrontare persone che avevano perso persone care nelle
carneficine, nei massacri dove la gente veniva repressa, picchiata a morte, eppure,
è stato capace di dire loro: “Comprendo la vostra sofferenza e la vostra pena; ma
non possiamo rispondere con la violenza. La soluzione di tutto è nelle urne elettorali”.
D. – Lei conclude il suo tributo a Mandela con queste parole: “Il miglior
modo in cui possiamo rendere omaggio alla sua vita è lottare per i suoi ideali” …
R.
– Yes, indeed. The ideals of equality, of respecting people … Sì, è vero: i suoi
ideali erano l’uguaglianza, il rispetto per le persone in modo che essere potessero
sviluppare appieno il loro potenziale umano, la libertà, quegli ideali di democrazia
di cui oggi, in Sudafrica, possiamo beneficiare. Oggi abbiamo istituzioni democratiche
grandi e forti, ma è necessario salvaguardare questa democrazia: è un tesoro che ci
è stato donato, ma ci sono fenomeni che possono erodere la democrazia nel nostro Paese.
Penso in particolare alla corruzione e all’avidità, perché questo è un cancro della
società. Sappiamo che Papa Francesco ha detto che la corruzione è un furto a danno
dei poveri: viviamo in un’epoca fortemente caratterizzata dalla corruzione in tutto
il mondo, e questo vale anche per il Sudafrica. Da un punto di vista legislativo,
delle leggi, possiamo dire che l’apartheid è finita, ma gli effetti dell’apartheid
ancora si sentono. Non siamo ancora riusciti a risolvere la rabbia che tante persone
avevano e hanno tuttora, e che temo sia peggiorata dal fatto che molto persone sentono
di essere state escluse dai benefici e dai frutti della democrazia, in particolare
da un punto di vista economico. Soprattutto i giovani sono frustrati, perché non hanno
potuto portare avanti la loro istruzione, molti sono disoccupati, molti un tempo avevano
un sogno ma lentamente questi sogni sono diminuiti fino a svanire. Dobbiamo assolutamente
fare i conti con un numero sempre crescente di persone, soprattutto giovani, che hanno
ancora tanta rabbia che noi finora non abbiamo ancora saputo eliminare. Vorrei parafrasare
ciò che Mandela ha detto un giorno: che se avesse permesso alla rabbia di governare
la sua vita, se avesse cercato la vendetta e permesso all’odio di impadronirsi di
lui, sarebbe rimasto in prigione. Solo attraverso il perdono e la riconciliazione
ha trovato la libertà: la libertà di perdonare, la libertà di riconciliarsi con le
persone. E questo è uno degli aspetti straordinari di Madiba: il fatto che egli non
sia mai stato amaro, che non abbia mai cercato vendetta, che sia stato capace di rivolgersi
alle persone dicendo, fondamentalmente: ricominciamo ancora, ricominciamo di nuovo;
non conta se sei bianco o nero, giovane o vecchio. Proviamo a costruire insieme un
Paese unito e che consenta alle persone di vivere in pace tra loro.
Ma come
vive la popolazione sudafricana queste ore? Davide Maggiore lo ha chiesto a
Raymond Perrier, direttore del Jesuit Institute di Johannesburg:
R. - Nelle grandissime
città, ma anche nei piccoli paesi ci sono manifestazioni, opportunità di parlare con
altri di qual era l’impatto nella propria vita della vita di Mandela perché lui ha
toccato la vita di quasi ogni persona qui. Ci sono quelli che lo hanno incontrato,
ma anche quelli che non lo hanno incontrato sentono che era il loro padre. Il presidente
Zuma ha chiesto non solo alle Chiese, ma a tutti i gruppi religiosi di focalizzare
i propri servizi e culti di domenica per pregare per Mandela e per la sua famiglia.
D.
- Questi sentimenti sono condivisi anche dalla minoranza bianca?
R. - Sì, in
tutta la società. Quando era prigioniero, c’erano molte persone contrarie a Mandela;
anche quando è stato eletto c’era sempre questa paura, da parte della comunità bianca,
di una vendetta. Ma Mandela con la sua vita, con la sua generosità, con il suo modo
di vivere è diventato un eroe anche per la comunità bianca e non solo per quella nera,
perché ha dimostrato che era aperto a tutti. Un aneddoto molto particolare è che la
sua segretaria era una donna bianca; era la segretaria dell’ex presidente, e lui l’ha
invitata a continuare a essere la sua segretaria.
D. - Con la comunità cattolica
Mandela aveva dei rapporti?
R. - La comunità cattolica aveva con Mandela un
rapporto molto forte, perché i suoi valori erano allo stesso tempo i valori della
Chiesa cattolica, in particolare per l'aspetto sociale della dottrina cattolica. Ad
esempio, l’importanza dei diritti umani, della solidarietà, della dignità dell’essere
umano …Tutti questi erano i valori di Mandela e anche della Chiesa.
D. - Come
possono le nuove generazioni di sudafricani, e anche quelli che non hanno conosciuto
il periodo dell’apartheid, vivere i valori che Nelson Mandela ha portato avanti?
R.
- Ho passato la giornata con un gruppo di adolescenti di 17-18 anni, e tutti parlavamo
della vita e della morte di Mandela. La cosa interessante è che lui, per loro, è parte
della storia; è una persona che non hanno conosciuto nella loro vita. Sono tutti nati
dopo la fine dell’apartheid e dunque l’apartheid stessa per loro è una parte della
storia che hanno studiato a scuola, come la Seconda Guerra Mondiale. Per loro è importante,
anche se è persona un po’ distante, ma dall’altra parte loro hanno tutti questi valori.
Ad esempio il valore della dignità dell’essere umano per loro è una cosa naturale.