Centrafrica, per i missionari un Avvento in tempo di guerra
"L'intervento di
una forza di pace in questo momento era necessario, anzi è arrivato in ritardo e i
massacri forse si sarebbero potuti evitare. Mi auguro però che sia un vero sostegno
per questo Paese". Il commento all'intervento delle forze di peace-keeping francesi
e africane nella Repubblica Centrafricana, autorizzato dall'Onu, arriva da Suor
Elvira Tutolo, missionaria italiana delle suore della Carità
di santa Giovanna Antida Thouret, che opera a Berberati, a 650 km dalla capitale Bangui.
"Non possiamo più accettare che si giochi con la gente", spiega la religiosa dalla
sua missione, mentre un gruppo elettrogeno le permette di stare al telefono. "La
Repubblica Centrafricana è piccola ma si trova in un punto strategico del continente
e non siamo così ingenui da credere che gli interventi, di qualsiasi tipo, siano gratuiti.
Il desiderio della popolazione è che si tratti finalmente, dopo anni e anni, di un
vero aiuto che consenta un reale sviluppo e che non si nascondano, dietro le forze
di pace, degli interessi". Anche a Berberati, ci spiega Suor Elvira, la tensione
è aumentata dopo i nuovi violenti scontri fra i ribelli Seleka e i gruppi armati di
difesa, gli anti-balaka, che avrebbero provocato circa 300 morti a Bangui. "Come
presidente dell'onlus Kisito - che si occupa della protezione dei ragazzi di strada
- ho dovuto registrare, purtroppo, la morte di tre bambini e la perdita di altri 35
ragazzi, finiti nelle mani dei Seleka come bambini soldato. Altri 30 li abbiamo potuti
proteggere portandoli in un centro non lontano dalla città. La situazione è perciò
molto dura per le famiglie, che sono state provate, hanno subito saccheggi".
Una conferma delle difficoltà della popolazione arriva da un altra città della zona
occidentale del Paese, Bozoum, a 400 km da Bangui. Qui vive p. Aurelio
Gazzera, missionario carmelitano, in Centrafrica dal 1992, che ci rilascia
un'intervista telefonica mentre colpi di arma da fuoco echeggiano a pochi metri dalla
sua parrocchia. "Qui dall'una di ieri hanno cominciato a sparare. Credo che i ribelli
anti-balaka abbiano attaccato per cacciare gli uomini della Seleka. Più di un migliaio
di persone in queste ore si sono rifugiate nella nostra missione. Qui si sentono in
sicurezza ed è anche bello che la missione sia un luogo di rifugio e relativa tranquillità
". "L'intervento delle forze di peace-keeping è senz'altro positivo - spiega p.
Gazzera - anche perché hanno un mandato piuttosto ampio. E' un peccato che l'Africa
abbia perso l'occasione di giocare in prima persona questa partita. Ma a distanza
di 8 mesi dalla deposizione del presidente Bozize, con l'inizio delle razzie dei Seleka,
si erano fatte solo chiacchiere, dunque ben venga questo intervento Onu". "Quello
che si teme, però, è che prima di andarsene questi ribelli, che sono assolutamente
da mandare via, facciano dei disastri. E' una situazione perciò tutta da monitorare".
"Di fronte a tutta questa distruzione e a questi morti - conclude da Berberati,
suor Elvira Tutolo - è molto difficile continuare a credere e
a sperare. Ma come credenti e soprattutto come persone chiamate ad accompagnare la
nostra gente, anche se con fatica, dobbiano desiderare che l'utopia del Regno diventi
una realtà. E che la pazienza e la perseveranza siano il nostro pane quotidiano,
per continuare a sostenere i nostri fratelli, perché il Signore che deve venire venga
anche per la Repubblica Centrafricana ". "In questo Avvento cosi particolare -
aggiunge p. Aurelio Gazzara - sentiamo particolarmente forte il senso dell'attesa
e della speranza che il tempo liturgico ci suggerisce. La lettura di Isaia, della
prima domenica di Avvento, con la profezia che le 'spade' saranno forgiate in 'vomeri',
ci ha ricordato che la pace è un dono ma bisogna anche saperla preparare". (a
cura di Fabio Colagrande)