Carcere di Rieti, appello del volontariato: detenuti in difficoltà, in gran parte
sono immigrati
La situazione delle carceri italiane resta difficile. Di qui, l'iniziativa degli assistenti
volontari penitenziari della “Sesta Opera San Fedele Rieti” che hanno chiesto un aiuto
per i circa 300 detenuti della Casa Circondariale Nuovo Complesso della cittadina
laziale. Nazzareno Figorilli, responsabile del Centro di Ascolto e presidente
dell’associazione, ha descritto - al microfono di Elisa Sartarelli - una realtà
carceraria molto critica:
R. – Si tratta
di necessità soprattutto economiche, come in tutte le carceri italiane. Basti considerare
che con circa 4 euro al giorno lo stato provvede ai tre pasti giornalieri dei detenuti
e con circa 70 centesimi al trattamento rieducativo e al reinserimento. La stragrande
maggioranza – per non dire la totalità – dei detenuti nelle carceri italiane sono
proprio i più bisognosi! Chi ha possibilità economiche e può avvalersi di avvocati
valenti è fuori dal carcere: non è in attesa di giudizio o è agli arresti domiciliari!
Noi li ascoltiamo, teniamo i rapporti con i loro familiari, con gli avvocati. Nel
carcere di Rieti oltre il 60 per cento sono stranieri, quindi sono dentro per immigrazione
clandestina o per consumo di droga. Non hanno colloqui, perché le loro famiglie sono
essenzialmente all’estero o in giro per l’Italia. Noi teniamo i rapporti anche con
le loro famiglie nei Paesi di provenienza, che sono tutti Paesi del Maghreb e dei
Balcani. Quindi hanno necessità di prodotti igienici, di vestiario, di vicinanza,
di amicizia, di accoglienza. Senza di noi l’amministrazione penitenziaria non sarebbe
in grado di andare avanti.
D. – Esiste un problema di sovraffollamento?
R.
– Non c’è sovraffollamento, perché dopo la decennale esperienza del carcere di Bollate,
si è iniziata questa esperienza del carcere aperto. A Rieti c’è capienza sufficiente
e quindi non si tratta di questo: i detenuti sono all’aperto otto ore al giorno, possono
circolare liberamente nelle sezioni, possono cucinare da soli… Ma non essendoci risorse
personali proprie c’è poco da cucinare!
D. – Di cosa avrebbero bisogno i detenuti?
R.
– I detenuti hanno bisogno di dentifrici, spazzolini e tutti i prodotti igienici sia
personali che per pulire le celle e gli ambienti che frequentano. E poi il vestiario:
adesso, con il freddo, c’è necessità di tute, di maglioni, di biancheria intima. Rieti
è una piccola città di 45 mila abitanti e non è facile reperire queste necessità.
D. – Come è possibile aiutarvi?
R. – Noi abbiamo la sede in via Paolo
Borsellino, 96 a Rieti. Chi può dare o offrire, ci porti questi prodotti: ne abbiamo
veramente bisogno! Noi abbiamo fatto questo appello, perché abbiamo bisogno ora e
non domani o nei prossimi mesi. Ora abbiamo necessità! Ora! C’è crisi fuori e quindi
non riusciamo a fare più la raccolta di queste cose. Non ci arrivano, neanche in questi
giorni!