Rapporto Unicef-Istat: cala la malnutrizione ma aumenta il sovrappeso infantile
Sono 165 milioni, nel mondo, i bambini sotto i cinque anni che soffrono di malnutrizione
cronica, mentre oltre tre milioni perdono la vita per questo motivo. Lo ha dichiarato
il presidente dell'Unicef Italia, Giacomo Guerrera, presentando ieri il rapporto
“Bambini e adolescenti tra nutrizione e malnutrizione. Problemi vecchi e nuovi in
Italia e nel mondo in via di sviluppo”, realizzato in collaborazione con l'Istat.
Antonella Pilia lo ha intervistato:
R. - La malnutrizione,
a livello mondiale, diminuisce sicuramente. Per contro, dobbiamo anche dire che nei
Paesi poveri, al diminuire della malnutrizione, aumenta il sovrappeso nei bambini.
Questa condizione di malnutrizione, comunque, ancora colpisce circa 200 milioni di
bambini fra zero e cinque anni e per noi è importante agire nei primi mille giorni
di vita, perché è quello il momento essenziale per garantire uno sviluppo naturale,
adeguato ai bambini.
D. - In questo senso, incoraggiate anche l’allattamento
materno…
R. - L’allattamento è fondamentale perché è “una vaccinazione naturale”,
che consente al bambino di poter raggiungere il quinto compleanno. Noi diciamo che
deve avvenire in maniera esclusiva nei primi sei mesi di vita, però a livello mondiale
solo il 39% dei bambini viene allattato al seno. Quindi, continuiamo in quest’opera
di sensibilizzazione e di coinvolgimento delle madri.
D. - Il Rapporto Unicef-Istat
prende in esame anche l’Italia. Cosa emerge?
R. - In Italia, noi non parliamo
certamente di malnutrizione, anche se il termine malnutrizione non è uguale a fame.
Chi ha fame ha carenza di cibo, chi è malnutrito invece sicuramente lo è perché ingerisce
cibi che non forniscono i contenuti proteici necessari per uno sviluppo naturale.
E questo accade anche in casa nostra, a causa dei cattivi stili di vita dei nostri
bambini. Ad esempio, una colazione non adeguata – quando si assumono soltanto bevande
come thé o caffè, ma non si beve latte né si mangia qualcosa –, il consumo di snack
e di bevande gassate, questo mangiare così disordinato nel corso della giornata che
va a soddisfare i morsi della fame, però non contribuisce ad uno sviluppo adeguato
del bambino… Tutto questo incide poi sul sovrappeso e sull’obesità.
D. - Un
altro dato significativo è la forte correlazione tra questi stili alimentari e l’ambiente
familiare…
R. - Noi abbiamo messo in evidenza come al crescere dell’istruzione
della madre, diminuiscano questi cattivi comportamenti alimentari che, al contrario,
incidono maggiormente nel caso in cui la mamma non è ad esempio laureata. Da questo
punto di vista, inoltre, pesa anche in maniera considerevole il diverso titolo di
studio della madre, sia per quanto riguarda la qualità della colazione che il consumo
di snack, di bevande gassate e quant’altro.
D. - Ci può fornire qualche dato
in più sull’obesità infantile in Italia?
R. - Circa il 30% dei maschi soffre
di una forma più o meno forte di obesità, mentre le femmine sono circa il 23%. La
percentuale, poi, è ancora più alta per coloro che vivono nel sud Italia – circa il
34% – mentre al Nord siamo al 22%. Alla base di questo fenomeno, oltre ai consumi
non corretti, c’è la sedentarietà. In Italia, infatti, appena il 23% dei bambini fa
movimento, contro il 32% assolutamente sedentario. Quindi nella scuola bisogna promuovere
l’educazione fisica e lo sport.
D. - Per combattere la malnutrizione infantile
avete lanciato la campagna “il Cenone di Natale più grande del mondo”. Di cosa si
tratta?
R. - È una bellissima iniziativa, perché il nostro astronauta Luca
Parmitano dallo spazio ci ha mandato un messaggio video nel quale anche lui sollecita
gli italiani a intervenire in maniera adeguata proprio su questo fronte. Noi interveniamo,
ma abbiamo bisogno di aiuto da parte di tutti. Questa campagna non è altro che la
presentazione dei nostri interventi, che ci hanno portato ad ottenere dei risultati
sorprendenti. Ogni anno, muoiono 17 mila bambini in meno rispetto al 1990, anche se
sono sempre 6,6 milioni quelli che perdono la vita. Di certo, non abbiamo ancora raggiunto
gli obiettivi di sviluppo, però ci sono delle possibilità concrete affinché questo
avvenga in molte parti del mondo. Non dobbiamo dimenticare che un Paese particolarmente
povero come il Bangladesh, entro il 2015 e forse anche prima, raggiungerà il quarto
obiettivo di sviluppo, quello sulla mortalità infantile.