Perugia-Assisi per la pace: dalla marcia di un giorno a quella di tutti i giorni
Ripensare i nostri percorsi di pace di fronte a una crisi che si fa sempre più complessa
e pesante. E’ l’obiettivo del seminario tenuto questo giovedì ad Assisi, dal titolo
“Dalla marcia di un giorno alla marcia di tutti giorni”. Promosso dal Comitato che
ogni anno organizza nella città di San Francesco una marcia per la Pace, i lavori
si concentrano su come rendere la ricerca della pace un impegno quotidiano. Su questa
difficile sfida, Cecilia Sabelli ha intervistato Flavio Lotti, coordinatore
del Comitato:
R. – La pace
non è un ideale al quale ci si può dedicare ogni tanto, la pace è un dramma per tutte
quelle persone che non possono goderne i frutti. E noi, che viviamo ancora nella parte
di mondo dove di queste cose si può riflettere e discutere, abbiamo la responsabilità
di agire, anche per tutti quelli che non hanno la pace. Penso a quel miliardo e mezzo
di persone che non hanno da mangiare, alle persone che sono intrappolate nelle guerre,
alle suore di Malu'la, a padre Dall’Olio. Penso anche alle tantissime donne e uomini
che in Afghanistan, come in Somalia, sono prigionieri di un mondo dove la pace è una
parola vuota.
D. – Come ognuno di noi può lavorare per questa pace?
R.
– E’ importantissimo promuovere l’educazione alla pace e ai diritti umani, che vuol
dire anche promuovere il protagonismo dei giovani. Fare i conti con le scelte concrete
che si possono fare nelle nostre città, per esempio lottando contro la povertà, la
miseria, la disoccupazione. Cercare di riconoscere i diritti fondamentali delle persone
che stanno accanto a noi, ma anche di quelle che stanno più lontane, perché non c’è
più la distanza. Non possiamo più permetterci di dire: “Ma noi non lo sapevamo”. Infine,
noi vogliamo che tutto questo sia messo in moto prima di arrivare, il prossimo 19
ottobre, a marciare ancora una volta da Perugia ad Assisi.
D. – Papa Francesco
ha dedicato a questo tema anche parte della sua Esortazione apostolica e per la pace
in Siria ha proposto una giornata di preghiera e digiuno. In che modo le sue iniziative
stimolano la riflessione che state promuovendo?
R. – Papa Francesco, per credenti
e non credenti, per milioni di persone di tutto il mondo, è diventato il faro, il
punto di riferimento per tutti i costruttori di pace. La pace, ci dice Papa Francesco,
innanzitutto è riscoprire la fraternità. Siamo fratelli e sorelle anche di coloro
che sono all’altro capo del mondo. Noi abbiamo bisogno di nutrirci di queste idee.
Anche l’ultima Esortazione di Papa Francesco è ricca di stimoli, che noi stiamo rielaborando
in modo laico, in questo nostro seminario.
D. – Parlando di pace, il pensiero
va a quanto sta accadendo in Siria e a Lampedusa. Saranno loro i protagonisti della
marcia Perugia-Assisi del prossimo anno?
R. – Assolutamente sì. Noi saremo
qui di nuovo, domenica prossima, insieme al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini,
che verrà ad accendere l’albero di Natale di Assisi. Insieme a loro, però, non vogliamo
soltanto fare una dedica, noi vogliamo costruire delle politiche, dei fatti concreti,
perché queste sono persone che hanno dei bisogni oggi. La nostra marcia per la pace,
allora, è sicuramente una meta – il prossimo 19 ottobre dovremo essere in tanti –
ma è anche uno strumento per lavorare, per cercare di vincere l’indifferenza che troppo
spesso ci spinge a guardare queste cose e poi a girargli le spalle.