2013-12-05 15:39:20

"Papa Francesco. La mia porta è sempre aperta". P. Spadaro: per Bergoglio, Dio ci sorprende sempre


“Papa Francesco. La mia porta è sempre aperta”: è il titolo del libro-intervista con Papa Francesco realizzato dal direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro. Il testo, presentato a Roma, propone una versione più completa della conversazione con il Pontefice, pubblicata in precedenza dalla rivista dei Gesuiti. Debora Donnini ha chiesto a padre Antonio Spadaro quali siano le novità del libro:RealAudioMP3

R. – Il libro contiene l’intervista e ha tutta una parte di commento, che in realtà include del virgolettato in più. Quindi, cose che il Papa ovviamente ha rivisto – ho fatto tutto questo con il suo permesso – elementi che si sono aggiunti e poi una serie di approfondimenti che collegano ciò che il Papa ha detto adesso con ciò che aveva detto nel passato, nelle sue omelie, nei suoi discorsi da cardinale arcivescovo di Buenos Aires. Devo dire che è stata un’esperienza intellettuale anche molto forte per me, oltre che umana e spirituale.

D. – Alcune espressioni di questa intervista a Papa Francesco sono rimaste emblematiche. Per esempio, il Papa dice che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite, di riscaldare il cuore dei fedeli: “Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia”. Queste espressioni quanto sono centrali nella sua intervista?

R. – Questa è assolutamente l’immagine centrale dell’intervista, a mio avviso, perché esprime una visione della Chiesa: un’immagine fortissima, in cui comprende il mondo come un luogo in cui ci sono persone ferite, in cui c’è bisogno di salvare la vita alla gente, non solo di curare il colesterolo, come dice lui, o i trigliceridi. Quindi, l’uomo va aiutato, la Chiesa deve aprire le porte e annunciare il Vangelo a tutti, in qualunque condizione di vita essi si trovino. Direi quindi che sia l’immagine guida che ci fa comprendere quale sia la visione della Chiesa di Papa Francesco.

D. – Un’altra parola centrale per Papa Francesco è la “missionarietà”. Come viene fuori in questo libro-intervista?

R. – La “missionarietà” è la visione che il Papa ha davanti del compito della Chiesa. Il compito della Chiesa è quello di aprire le braccia, di aprire le porte, come dice spesso lui, ma non soltanto per far entrare la gente, ma per far uscire il Signore dalle Chiese e farlo andare nel mondo. Quindi la Chiesa è chiamata in radice ad essere missionaria.

D. – Infatti, lui dice che la cosa più importante è il primo annuncio: ‘Gesù Cristo ti ha salvato’. Quindi, il kerygma, che poi riprende anche nell’ Evangelii Gaudium...

R. – Esattamente. L’approccio kerygmatico per lui è fondamentale: è il primo annuncio del Vangelo, cui si unisce – questa è la tensione dell’Esortazione apostolica – un altro elemento, che è il discernimento. Bisogna, quindi, far sostanzialmente due cose: innanzitutto riconoscere dove il Signore si trova e come agisce ed opera nel mondo, e poi annunciare il Vangelo al mondo. Sono due cose non in contraddizione, ma che devono andare di pari passo.

D. – Se lei dovesse definire Papa Francesco con una parola, alla luce di questa intervista, cosa direbbe?

R. – “Sorpresa”, semplicemente perché è il riflesso del Dio delle sorprese. Il Papa ha affermato più volte che per lui Dio è il Dio che sorprende, il Dio delle sorprese.

D. – Il Dio che anticipa...

R. – Il Dio che anticipa, perché è sempre più grande delle nostre idee. Ma, in questo senso, è profondamente gesuita, perché il motto della Compagnia di Gesù è “Ad Maiorem Dei Gloriam”, cioè ad una gloria di Dio sempre maggiore. Non si finisce mai, quindi, e non finiranno neanche le sorprese.







All the contents on this site are copyrighted ©.