2013-12-05 16:19:51

Napolitano sul volontariato: il Paese ha bisogno di coesione sociale. Per la Convol serve un nuovo welfare


Oggi più che mai" il Paese "ha bisogno di solidarietà e coesione sociale". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato a un convegno a Roma per la Giornata internazionale del Volontariato. Il premier Letta ha rivendicato l’azione del governo, che, ha detto, dopo anni di tagli è tornato a investire nel sociale. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Sette milioni di persone, 400 mila associazioni. Sono i numeri del volontariato in Italia e una parte di questa realtà si è riunita in un teatro romano. Il premier Letta, in un videomessaggio dice che questa legge di stabilità è un’inversione di tendenza: 350 i milioni per la non autosufficienza, trovati i fondi per il 5 per mille.

“Il tema di una legge di stabilità che inverta la tendenza sull’investimento sul sociale è sempre stato nella mia testa fin dall’inizio. Non è abbastanza quello che abbiamo fatto? Accetto la critica, però rivendico che dopo anni in cui sul sociale si sono fatti solo tagli, questa è la prima legge di stabilità che inverte la tendenza”.

Il ministro del Welfare Giovannini punta a introdurre nel 2015 il sostegno all’inclusione attiva per le fasce più povere. Ma quanto ci vorrebbe per garantire tutti coloro che sono in povertà?
“Un miliardo e mezzo sarebbe sufficiente a portare tutte le persone che sono sotto la soglia della povertà al 50 per cento di distanza dalla soglia di povertà. Quindi è un fatto di priorità che via via può allargarsi ad altre fasce della popolazione”.

Per Edoardo Patriarca, presidente del Centro per il Volontariato, servono anche altri interventi

“Sicuramente il 5 per mille, che speriamo davvero di portare al tetto giusto, che sia davvero un 5 per mille e non un tre o un 4 per mille. Il tema delle donazioni e quindi -come sta accadendo per la legge sul finanziamento dei partiti - incentivare fiscalmente le donazioni in termini più decisi”.

Insomna, il carico fiscale è eccessivo anche se si decide di fare beneficenza.


Un profondo cambiamento culturale, per fare dell’Italia un cantiere di solidarietà e di giustizia. È l’appello lanciato dalla Convol, la Conferenza permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato. L’organismo, che riunisce 24 realtà nazionali impegnate nel sociale, ha anche diffuso un documento con alcune proposte concrete: un nuovo welfare dei diritti, un sistema di tassazione più giusto e la garanzia di risorse per il Sud. Sul ruolo del volontariato in Italia ai tempi della crisi, Antonella Pilia ha intervistato il presidente della Convol, Emma Cavallaro: RealAudioMP3

R. – Noi vediamo sempre più persone che sono totalmente sfiduciate, che non credono più di poter fare niente per impegnarsi nella realtà della città, della nazione e del Paese. In questo contesto, crediamo che bisogna aiutare queste persone a ritrovare la fiducia in se stesse e negli altri. Il volontariato ha come sua tipicità valori come la condivisione, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, l’impegno per la legalità, la denuncia quando serve. Inoltre, il fatto di vivere a contatto con le persone – perché i volontari, secondo Federico Ozanam, sono quelli che salgono le scale delle soffitte tutti i giorni e vanno a trovare le persone – ci da la possibilità anche di spenderci in questa opera di rinascita di fiducia e di speranza.

R. – Nel documento “Una nuova cultura della solidarietà per un Paese più giusto”, promuovete la necessità di una rivoluzione culturale. In cosa consiste?

D. – Viviamo in una realtà che oggi discrimina e fa sì che il più forte, il più ricco, il più sano e anche il più bello, sia la persona più importante. Noi vogliamo veramente ridare a ogni persona la sua dignità e la sua capacità di incidere e lavorare. Cambiare la cultura significa anche far sì che ciascuno si senta davvero responsabile nei confronti di tutti, anche e soprattutto in un Paese dove la cultura oggi porta a chiuderti in casa, ad aver paura di chi non conosci; tanto più se si tratta di uno straniero, se ti dicono che è quello che ti sta portando via il lavoro e tanti benefici che potrebbero essere tuoi. Allora noi vorremmo incidere in questo senso, per ritrovare un Paese capace di integrazione, che sia davvero un nuovo cantiere di solidarietà e di giustizia per tutti, ma soprattutto per le nuove generazioni.

D. – Cosa chiedete allo Stato per aiutarvi a realizzare questo obiettivo?

R. – Sono tre i punti che abbiamo messo in evidenza. Il primo è un welfare dei diritti: il welfare non è un costo e non è un lusso, non è per i poveri o i meno fortunati; è un investimento che però poi rafforza le condizioni per il benessere e per lo sviluppo della società. È veramente un diritto di ognuno e l’estinzione del Fondo nazionale per le politiche sociali è una cosa gravissima. Dunque ci vuole un welfare che faccia appello a solidarietà allargate: pubbliche, private, nazionali e locali. Chiediamo anche che si torni a una tassazione progressiva e giusta; e un impegno per togliere tutta la corruzione e lo spreco nella spesa pubblica, perché abbiamo appena saputo che in questo modo vanno via 3 miliardi ogni anno, ed è veramente una vergogna! Questi interventi, però, non devono chiaramente intervenire sui diritti come quello della scuola, della sanità e dell’assistenza sociale che, in fondo, sono il modo di rendere reale il principio costituzionale dell’uguaglianza.







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