Grecia verso la ripresa. Il premier Samaras: "il peggio è passato"
“Sono fiducioso che troveremo una soluzione sulla missione attuale” della troika Commissione
Ue-Bce-Fmi in Grecia. A dichiararlo il presidente della Commissione Ue, Barroso, al
termine di un incontro con il primo ministro greco, Samaras. Precedentemente il capo
del Governo ellenico aveva detto: “Il peggio è passato, l'anno prossimo per l'economia
della Grecia sarà un anno di ripresa".
"Il prezzo pagato è stato alto – ha
aggiunto – ed ora dobbiamo curare le ferite della società". Un messaggio, insomma,
rassicurante. Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Carlo Altomonte, economista
presso l’Università Bocconi di Milano, se si può guardare al futuro del Paese ellenico
con uno sguardo davvero positivo.
R. - Da un punto di vista economico, sì.
La Grecia finirà la sua lunga discesa nella recessione quest’anno e l’anno prossimo
dovrebbe finalmente essere molto vicina al segno più per poi continuare a crescere
nel 2015. Quindi sicuramente il peggio è passato e si inizia ad intravedere un minimo
di crescita nell’economia greca. Ci sono due considerazioni da fare. La prima: questa
crescita evidentemente non è né abbastanza per recuperare il terreno perduto, né probabilmente
abbastanza per stabilizzare il rapporto debito-Pil. Quindi, sicuramente dovremmo ancora
in qualche modo negoziare con la Grecia una via d’uscita dall’indebitamento dilazionando
ulteriormente le condizioni o comunque consentendo al Paese di avere un accesso ai
mercati finanziari in qualche modo agevolato dai fondi europei. Secondo punto, e sono
d’accordo con Samaras, il prezzo pagato è stato altissimo, quasi il 25 percento del
Pil in meno; forse troppo.
D. - Nel Paese ci sono enormi problemi sociali.
Quanto questi potranno rallentare la ripresa?
R. - Evidentemente quando le
tensioni sociali esplodono, poi rischiano, in qualche modo, di buttare via il bambino
con l’acqua sporca, nel senso che alla fine la protesta cieca blocca il funzionamento
del Paese, avvita il Paese stesso in crisi ancora più gravi con ripercussioni da un
punto di vista del voto e dello schieramento partitico; sappiamo che in Grecia i due
partiti di estrema destra e di estrema sinistra - quello che ci fa più paura ovviamente
quello di estrema destra - sono in qualche modo ben forti, e questo evidentemente
è poco compatibile con il modello di sviluppo economico che ci siamo dati. Ritengo,
tuttavia, che sia ben gestita, quindi contrariamente ai primi anni, la crisi greca
potrà iniziare a dare un segno più anche da un punto di vista sociale; quindi sarà
compito del governo e delle istituzioni europee fare in modo che questa pace sociale,
che bene o male in Grecia fino ad oggi è stata preservata, possa continuare.
D.
- Quali misure metterà in campo il governo di Atene per poter portare avanti in Paese
verso questo agognata ripresa?
R. - La strada è sempre quella del recupero
della competitività. In Grecia sono sicuramente stati compressi i salari, il costo
unitario del lavoro è sceso … Ovviamente questo è stato fatto tutto a carico del numeratore,
nel senso che si è proceduto ad una brutale riduzione dei prezzi e dei salari. Quello
che oggi occorrerebbe fare è aumentare il denominatore, cioè recuperare produttività.
Questo vuol dire - evidentemente - mobilitare ancora di più il mercato del lavoro
che in Grecia comunque continua ad essere ancora abbastanza ingessato ed ancorato
a vecchie regole e sistemi che in qualche misura faticano - anche se approvate - a
trovare posto nella società. Inoltre, bisogna far affluire maggiormente i capitali
da parte delle banche nel settore privato attraverso regole di liberalizzazione che
continuano ad essere ostracizzate da larga parte del sistema politico greco e aumentare
la base imponibile. Nonostante tutto, quello greco continua comunque ad essere un
popolo che pervicacemente rifiuta di pagare le tasse. Queste sono tutte cose che il
governo greco deve continuare a fare, soprattutto se ha interesse a continuare a preservare
la pace sociale.