Crisi ucraina: tribunale dà 5 giorni ai manifestanti filo-Ue per lo sgombero degli
edifici governativi
Tra i manifestanti pro-Unione Europea “ci sono forze estremiste che cercano di occupare
edifici governativi violando la legge”. Sono parole del premier ucraino Nikolai Azarov
in apertura del Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Osce (l'Organizzazione per
la sicurezza e la cooperazione in Europa), riunito a Kiev. Un tribunale della capitale
ha dato 5 giorni di tempo ai manifestanti per sgomberare gli edifici: dopo. entrerà
in azione la polizia. La crisi che prosegue da giorni è scoppiata dopo la decisione
della leadership del Paese di rinviare, su pressione della Russia, l'accordo di associazione
con Bruxelles. Fausta Speranza ha intervistato Aldo Ferrari dell’Università
Ca' Foscari di Venezia e dell’Istituto Ispi:
R. - L’Ucraina
è un Paese complesso. Lo abbiamo visto in questi 20 anni di indipendenza. E’ molto
polarizzata al suo interno, anche sulla questione dell’avvicinamento all’Europa e
del rapporto con la Russia. Il fatto che questo Paese sia così lacerato, sia così
spinto in due direzioni diverse è stato visto come un gioco in cui necessariamente
o si vince o si perde. La possibilità di questi colloqui tra europei e russi su un
possibile lavoro comune in Ucraina e riguardo all’Ucraina è, secondo me, molto positivo:
dà cioè finalmente la possibilità di individuare - sarà difficile, ma c’è possibilità
- forme di collaborazione che non costringano l’Ucraina a scegliere in maniera definitiva
una strada, chiudendosi all’altra. Quindi, secondo me, si tratta di una innovazione,
di una novità importante per cercare di migliorare - al tempo stesso - la situazione
interna dell’Ucraina e anche i rapporti tra Russia e Unione Europea.
D. -
Quindi, l’Ucraina è stata proprio la situazione che ha messo un po’ a nudo anche altro
nei rapporti tra Bruxelles e Mosca?
R. - Direi senz’altro di sì! L’Unione Europea
ha una volontà di ampliamento economico, ma anche a livello culturale e politico verso
territori che tradizionalmente sono stati dell’Impero russo e poi dell’Unione Sovietica.
La Russia ha sempre detto esplicitamente di essere contraria a questo processo di
ampliamento, comunque lo si voglia valutare e anche se è ben diverso da quello della
Nato. Inoltre c’è il problema ineludibile che per la Russia, o perlomeno per molti
russi, la distinzione tra Russia ed Ucraina non è del tutto possibile: l’Ucraina non
viene sentita dalla maggior parte dei russi come un Paese estraneo e Kiev è sentita
come una città storicamente russa, non solo russa, ma russa ed ucraina al tempo stesso.
Nell’ottica russa è molto difficile accettare che l’Ucraina sia un Paese completamente
straniero, perché va contro secoli di convivenza culturale, politica. Da questo punto
di vista la prospettiva è ovviamente diversa rispetto a quella che abbiamo noi europei.
D. - Però c’è anche da dire della posizione e del punto di vista della popolazione
ucraina…
R. - In generale è una popolazione molto diversificata: è una popolazione
di 50 milioni di persone, che ha prospettive politiche, che ha propensioni politiche
molto diverse. Attualmente c’è il governo e, frutto di votazioni sostanzialmente corrette,
un presidente che rappresentano - almeno in teoria - la parte più filorussa e meno
filoeuropea della popolazione. Il fatto che abbiamo vinto le elezioni e che ci sia
un presidente eletto a rappresentare questa tendenza indica chiaramente che non certo
tutta l’Ucraina è contraria alla Russia e a rapporti privilegiati e comunque profondi
con la Russia. All’interno della società ucraina c’è una fortissima polarizzazione
su questi temi. Dire che la società ucraina sia compattamente contraria alla collaborazione
con la Russia, all’adesione all’Unione euroasiatica, al parlare russo, nel suo complesso
mi sembra un’esagerazione. Sembra una non rispondenza alla realtà Ucraina. E’ che
molto spesso noi abbiamo una posizione pregiudiziale favorevole all’opposizione -
questo lo si è visto già all’epoca della rivoluzione colorata del 2004 - e fatichiamo
a sentire le ragioni anche dell’altra Ucraina, di quell’Ucraina che comunque ha dato
due volte la vittoria a Janukovyč.