"Ho sempre pensato
che Benedetto XVI sia stato vittima di un cliché negativo. Non vorrei che oggi Papa
Francesco fosse invece vittima di un cliché positivo, perché i cliché non aiutano
mai a comprendere realmente una persona, soprattutto a capire un Papa". Giovanna
Chirri, giornalista vaticanista dal 1994, diventata celebre per aver annunciato
per prima al mondo con un lancio d'agenzia la rinuncia di Joseph Ratzinger, ci racconta
il suo libro 'L'ultima parola: gesti e parole di Benedetto XVI che hanno segnato
la storia" (San Paolo), e riflette sulla superficiale contrapposizione tra
Papa Bergoglio e il suo predecessore. "L'inizio in un certo senso trionfante del
pontificato di Papa Francesco corre il rischio di non farcelo comprendere. Dobbiamo
cercare di avere nei suoi confronti uno sguardo attento e scrupoloso, che lasci parlare
i fatti, i gesti e le parole di questo Papa, lo stesso sguardo che io ho cercato di
avere nei confronti di Benedetto XVI". "Per quanto riguarda la discontinuità fra
i due pontefici, onestamente non mi pare di vederne molta. Ci troviamo ovviamente
di fronte a due uomini diversi come personalità, come stile, come provenienza culturale
e geografica, però i punti di contatto ci sono. Innanzitutto, non sono affatto
sicura che se Papa Benedetto non avesse rinunciato la Chiesa sarebbe stata capace
di eleggere Papa Francesco. Poi, c'è una forte continuità di temi, come quello della
Chiesa 'mite' che Benedetto XVI introdusse giù nel 2006 al Convegno della Chiesa italiana
a Verona. E poi il tema della 'smondanizzazione', così caro a Papa Francesco, che
Papa Ratzinger sviluppò nel discorso di Erfurt, nel suo viaggio in Germania del 2011".
Nel libro, Giovanna Chirri affronta le tappe più importanti del Pontificato di Benedetto
XVI presentandolo come 'un grande innovatore nella comunicazione papale'. Racconta
le tante battaglie che Ratzinger ha intrapreso gettando le basi di un'autentica riforma
spirituale e morale del mondo cattolico, basi su cui il suo successore sta edificando
la Chiesa di oggi. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)