Coldiretti: blocco dei tir al Brennero contro il falso "made in Italy"
Continua anche oggi il presidio della Coldiretti al valico del Brennero, dove ieri
mattina migliaia di agricoltori e allevatori si sono ritrovati per bloccare e perquisire
i camion in transito. Sequestrati numerosi prodotti alimentari contraffatti, provenienti
da altri Paesi europei, ma spacciati come “made in Italy”. I dimostranti hanno annunciato
una nuova manifestazione per oggi a Roma, a Montecitorio, per difendere le aziende
agricole italiane e gli stessi consumatori. Sul blocco dei tir e sulle dimensioni
del fenomeno del falso alimentare, Antonella Pilia ha intervistato Rolando
Manfredini, responsabile qualità di Coldiretti:
Nei camion fermati
abbiamo trovato di tutto: per esempio, cosce di maiale provenienti dalla Germania,
dove il timbro non era stato fatto in maniera adeguata. Con questo sistema, infatti,
il prodotto arrivato in Italia dall’estero, viene maturato, tagliato oppure confezionato,
e sopra ci va il timbro italiano. Noi importiamo circa 57 milioni di cosce di maiale:
vuol dire che in Italia due prosciutti su tre non sono italiani, ma lo diventano nel
momento stesso in cui varcano il Valico del Brennero. Oltre ai prosciutti, abbiamo
trovato le cagliate: un pre-lavorato che successivamente in Italia diventa mozzarella
italiana. Metà delle mozzarelle che si vendono in Italia, in realtà, non sono italiane.
D.
– Questo mercato del falso “made in Italy” che dimensioni ha in Italia?
R.
– In Italia posso dire con certezza che il mercato in totale del made in Italy falsificato
vale 60 miliardi di euro: esattamente il doppio dell’esportazione, pari a circa 34
miliardi di euro. È un giro d’affari enorme.
D. – Quali sono le conseguenze?
R.
– Il danno è evidente: si tratta di un sistema che limita fortemente il lavoro di
tutta la nostra società; quindi, noi perdiamo addetti ai lavori in tutta la filiera
alimentare: dagli allevatori e agricoltori fino alla filiera di trasformazione. Abbiamo
stimato per il nostro settore che, quest’anno, 615 mila maiali prodotti in meno hanno
determinato la perdita di 8 mila posti di lavoro. Questo, ovviamente, perché molte
stalle hanno chiuso, non producono più e dunque perdono lavoro, a favore delle importazioni
tedesche e del lavoro in Germania. La Germania, infatti, è lo stato che esporta di
più verso l’Italia, considerando che il 52% della carne suina in generale proviene
da lì. Gli unici soggetti che vengono favoriti da questa situazione, sono gli industriali
d’assalto che – avvantaggiandosi delle importazioni a basso costo, ma anche di scarsa
qualità e sicurezza alimentare – inducono poi sul mercato italiano questi grossi problemi
di deficit di occupazione.
D. – I controlli di questa mattina rientrano nella
mobilitazione “La battaglia di Natale, scegli l’Italia”. Di cosa si tratta?
R.
- La battaglia di Natale è rappresentativa perché naturalmente, durante le feste,
il cibo è particolarmente importante. Proprio per questo motivo, è insita nella nostra
battaglia una ricerca fondamentale: sviluppare una corretta etichettatura di origine
degli alimenti, in modo che il consumatore sappia almeno da dove provengono.