Visita ad Limina dei vescovi olandesi. Il card. Eijk: diminuisce la quantità dei fedeli
ma non la qualità
I presuli della Conferenza episcopale dei Paesi Bassi hanno dunque iniziato ieri la
visita ad Limina. Al centro degli incontri in Vaticano le sfide di questa Chiesa in
un Paese in cui gli atei sono il 50% della popolazione. Al microfono di Lisa Zengarini,
il cardinale Willem Jacobus Eijk, presidente dei vescovi olandesi e ieri mattina
a colloquio con Papa Francesco, si sofferma sulla forte secolarizzazione nel Paese,
sulla diminuzione dei fedeli, delle vocazioni e della pratica religiosa:
R. - Ci sono
due tipi di cifre. Abbiamo l’Istituto statistico ufficiale della Chiesa, il Kaski,
i cui dati si basano sugli archivi delle parrocchie, e che dice che il 24-25% della
popolazione olandese è cattolica. Poi ci sono le cifre dell’Ufficio Nazionale di Statistica
che sono molto più basse: nel 2010 quasi il 16% della popolazione olandese si è dichiarato
cattolico e si stima che nel 2020 scenderà più o meno al 10%. In quello stesso anno
si prevede che l’Islam diventerà la seconda religione in Olanda, mentre i protestanti
saranno appena il 4 o 5%. La Chiesa protestante nei Paesi Bassi ha cominciato a conoscere
un processo di secolarizzazione già nella prima parte del secolo scorso, mentre per
quella cattolica questo è avvenuto a partire dagli anni Sessanta. Però, già nell’immediato
dopoguerra, si vedevano problemi anche tra i cattolici: si stava perdendo il rapporto
con la dottrina e la fede non toccava più la vita quotidiana.
D. - E voi come
state affrontando questo problema? Avete parlato di una Chiesa “in ricostruzione”…
R.
- Purtroppo adesso dobbiamo dedicare molto tempo e attenzione alla ristrutturazione
e alla riorganizzazione della Chiesa. Ad esempio, nella mia arcidiocesi abbiamo fuso
le parrocchie, che da 326 sono diventate 49 molto grandi. In tutte queste parrocchie
ho indicato una chiesa come un centro eucaristico. Oggi mancano i preti per celebrare
la Messa in ogni chiesa, quindi abbiamo centralizzato la celebrazione dell’Eucaristia
in una sola. Purtroppo abbiamo dovuto anche chiudere molte chiese. Prevediamo che
prima del 2020 saranno chiuse un terzo di quelle attuali. Mancano i cattolici che
praticano la fede e mancano mezzi finanziari. La Chiesa in Olanda dipende da contributi
volontari dei fedeli che sono generosi, ma il loro numero è sempre più ridotto. Comunque
spesso dico che, se la quantità dei fedeli diminuisce, la qualità dei fedeli sta migliorando:
i fedeli che rimangono nella Chiesa hanno un rapporto personale con Cristo, pregano
e si interessano alla fede, la prendono sul serio e questo è per noi un segno di speranza.
D. - La prossima Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi a Roma sarà
dedicata al tema delle sfide della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione: come
hanno accolto i vescovi questa notizia e il documento preparatorio presentato il 5
novembre?
R. - Abbiamo distribuito il questionario a tutti i sacerdoti, diaconi
e operatori pastorali laici ai quali abbiamo chiesto di discuterne nei consigli parrocchiali,
di informarsi direttamente e di non pubblicare le risposte, ma darle ai vescovi per
poterle passare al Sinodo. C'è da dire che in Olanda ci sono molte coppie gay, coppie
che convivono, e abbiamo sempre meno matrimoni religiosi cattolici. Si tratta di un
calo considerevole che indica chiaramente che la pastorale della famiglia deve essere
una priorità nel nostro Paese.
D. - C’è una tendenza generale ad emarginare
la Chiesa e la religione dal dibattito pubblico, in particolare su temi etici come
eutanasia, aborto, famiglia. Come cerca di far sentire la sua voce la Chiesa su questi
temi? Qual è la sua presenza sui media?
R. - Lo Stato dice di fondarsi su valori
neutrali, accettabili per tutti, però anche i valori cosiddetti “neutrali “ dello
Stato non lo sono affatto perché in realtà si fondano anch’essi su una certa filosofia.
La Chiesa cattolica olandese non si fa intimidire. Abbiamo espresso molte volte la
nostra visione cattolica su varie questioni, soprattutto circa la legislazione sull'eutanasia.
Nel 2002 abbiamo pubblicato in inglese una serie di nostre dichiarazioni sul tema.
Anche io ho scritto molti articoli scientifici, anche su giornali nazionali. Quindi
cerchiamo di farci sentire il più possibile e la voce della Chiesa si sente.
D.
- Con l’immigrazione, la società olandese è anche diventata multiculturale e multireligiosa
con una crescente presenza musulmana: come sono i rapporti con tale comunità?
R.
- Il vescovo emerito di Amsterdam-Haarlem è il nostro referente per il dialogo interreligioso
e guida una commissione ad hoc che ha contatti regolari anche con i musulmani. Il
problema però è che nel mondo musulmano non c’è un rappresentante unico: ogni moschea
e comunità è indipendente e ci sono varie correnti dell’Islam. Nel nostro Paese è
più facile avere contatti con le Chiese protestanti o la comunità ebraica, che hanno
una struttura e una rappresentanza.
D. - Anche la Chiesa olandese è stata colpita
dallo scandalo della pedofilia. C'è stato il Rapporto della Commissione Deetman nel
2011: cosa è stato fatto da allora?
R. - Prima della pubblicazione del Rapporto
Deetman i media erano molto critici. Queste critiche sono sparite subito dopo la pubblicazione
del rapporto, un documento completo, sincero, con tutti i dettagli, anche quelli più
dolorosi. La nostra attenzione prioritaria adesso è per le vittime, un aspetto trascurato
in passato.