Indonesia. Nord Sumatra: centinaia di islamisti attaccano comunità protestante
Un gruppo di estremisti appartenenti al Fronte di difesa islamico ha attaccato e interrotto
la funzione domenicale della Huria Kristen Batak Protestant (Hkbp) di Tandem, nella
città di Binjai, provincia indonesiana di North Sumatra. Investiti da una selva di
minacce provenienti da esponenti della frangia fondamentalista, centinaia di fedeli
della locale comunità cristiana hanno dovuto abbandonare la loro chiesa - ufficiale
e riconosciuta - e chiudere in anticipo il tradizionale rito del fine settimana. Essi
hanno fatto rientro nelle loro abitazioni, scortati dalle forze di polizia in assetto
anti-sommossa. Testimoni oculari riferiscono che all'assalto di ieri mattina ai danni
della comunità cristiana protestante hanno preso parte centinaia di membri del Fpi,
sostenuti da alcuni gruppi islamisti locali. Gli assalitori - riferisce l'agenzia
AsiaNews - hanno esclamato a gran voce che la "chiesa" non è legale; le autorità della
zona, secondo gli estremisti, non avrebbero preso alcuna decisione in merito alla
eventuale legittimità di "attività finalizzate al culto" all'interno dell'edificio.
L'attacco degli islamisti arriva in concomitanza con la decisione delle autorità locali,
che devono stabilire se il luogo di culto cristiano possiede o meno i requisiti di
validità. Il caso è ancora pendente e l'azione a sorpresa delle frange estremiste
potrebbe essere finalizzata a mettere pressione sui giudici. Ahmad Nasir, coordinatore
Fpi, sottolinea che dietro l'interruzione delle funzioni della Hkbp vi è il "sostegno"
politico delle autorità locali, come in precedenza assicurato nel corso di una speciale
sessione del 27 novembre 2013. Durante l'incontro si è discusso della questione con
i vertici di Binjai. Gli islamisti affermano che la "chiesa" non è legale, perché
il caso "è tuttora pendente in aula" e non avrebbe ricevuto il benestare della popolazione
della zona. Zainnudin Purba, parlamentare di Binjai, punta il dito contro l'amministrazione
locale che in cinque anni non ha saputo prendere una decisione in merito. L'Indonesia
è la nazione musulmana più popolosa al mondo (l'86% professa l'islam) e, pur garantendo
fra i principi costituzionali le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa
sempre più teatro di violenze e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 5,7%
della popolazione, i cattolici poco più del 3%, l'1,8% è indù e il 3,4% professa un'altra
religione. Nella provincia di Aceh - unica nell'arcipelago - vige la legge islamica
e in molte altre aree si fa sempre più radicale ed estrema l'influenza della religione
musulmana nella vita dei cittadini. In prima fila nella campagna di "islamizzazione"
vi sono i membri del Fronte di difesa islamico (Fpi) che dettano legge in diverse
zone imponendo norme e regolamenti ispirati alla sharia, come il divieto di bevande
alcoliche e altri regolamenti in tema di morale sessuale. Il gruppo - osteggiato da
gran parte della popolazione civile è accusato anche di bloccare la costruzione di
chiese e di usare la violenza per raggiungere i propri obiettivi: in passato ha lanciato
una serie di attacchi a partire dal 2000, che hanno colpito fra gli altri l'ambasciata
degli Stati Uniti e bar, nightclub e circoli privati, soprattutto un occasione del
Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera. (R.P.)