Filippine: premio al movimento “Silsilah” per il dialogo cristiano islamico
“Abbiamo scelto la strada stretta di chi vive e promuove una cultura del dialogo a
partire da una trasformazione personale, in mezzo alle divisioni e conflitti. Questo
è per noi il modo migliore di lavorare insieme per la trasformazione sociale, verso
una visione di pace”. Così si è espresso padre Sebastiano D’Ambra, missionario Pime,
ricevendo, a nome del movimento “Silsilah”, attivo delle Filippine Sud dal 1984, il
prestigioso “Goi Peace Award 2013”. Il premio è stato assegnato il 27 novembre scorso
a Tokyo, in una celebrazione organizzata dalla “Goi Foundation”, e intitolata “Costruire
una cultura del dialogo per la pace”. Fra gli apostoli e i testimoni che hanno operato
nel movimento “Silsilah” (che significa “catena”), p. D’Ambra ha citato, nel discorso
inviato all’agenzia Fides, il suo confratello del Pime padre Salvatore Carzedda, ucciso
a Zamboanga il 20 maggio 1992, proprio durante un corso estivo per il dialogo islamo-cristiano,
organizzato da Silsilah. Ha ricordato, poi, tutti gli altri soci, operatori e volontari
che in quasi 30 anni di attività hanno profuso impegno, energie e tutta la vita per
l’opera del movimento. Il motto del “Silsialh” è “Padayon!”, che significa “Andiamo
avanti!”, per esprimere la determinazione a vivere e promuovere la cultura del dialogo
nella società. La Fondazione Goi ha riconosciuto a “Silsilah” di aver non solo contribuito
a “far progredire il processo verso una pace duratura nelle vostre comunità”, ma anche
di aver ispirato molte persone in tutto il mondo “con l’esempio di vero dialogo basato
su valori spirituali”. “Vi ringrazio molto per aver apprezzato il nostro sforzo e
la nostra missione, basata su valori spirituali”, ha detto D’Ambra. “Continuiamo a
credere che il dialogo e la pace devono basarsi su valori spirituali. Il dialogo spesso
è considerato una strategia, ma per noi il dialogo è, prima di tutto, una spiritualità
perché riteniamo il dialogo un'espressione dell’amore in azione, del silenzio e dell'armonia”.
“Guidati dalla consapevolezza che il dialogo parte da Dio e conduce le persone a Dio,
promuoviamo una spiritualità della ‘vita-in-dialogo’, che sfida tutti noi, persone
di diverse culture e religioni, a camminare i insieme per l'armonia , la solidarietà
e la pace”, ha spiegato. Il missionario ha ricordato quanti soffrono per la violenza
in Siria, in Egitto, in Pakistan e in molte altre parti del mondo dove “l'avidità
di potere, spesso aggravata da differenze culturali e religiose , sta trasformando
la casa comune di questo mondo in una casa divisa. Il grido dei poveri e le tante
vittime della violenza ci ricordano l’urgente necessità di lavorare insieme per il
bene comune”. Padre D’Ambra ha lanciato un appello: “E’ tempo per noi di ricominciare
a invitare musulmani e cristiani a ricostruire la cultura del dialogo basato su valori
spirituali. La cultura del dialogo è dinamica, ma inizia dal punto in cui ci troviamo,
la nostra cultura e dalla nostra religione, e va oltre la paura e il conflitto”. (R.P.)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 336