Mali: i separatisti tuareg rompono l’accordo di tregua con il governo centrale
In Mali il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, il gruppo separatista dei
Tuareg, ha interrotto a sorpresa il cessate il fuoco con il governo centrale di Bamako.
La dichiarazione arriva all’indomani dei disordini che hanno bloccato la visita del
premier maliano a Kidal, principale roccaforte dei separatisti. Un anno fa i gruppi
jihadisti avevano occupato il Nord sfruttando l’insoddisfazione dei Tuareg. Poi con
l’intervento francese era tornato il controllo del governo centrale. Delle problematiche
che restano aperte Fausta Speranza ha parlato con Luigi Serra, già rettore
dell’Istituto Orientale di Napoli:
R. – C’è un’enorme
ed abissale divisione a livello di condizioni economiche della gente del Nord e del
Sud riguardo alle attività tradizionali. Al nord abbiamo ancora popolazioni che nomadizzano,
altre che faticano con un’agricoltura che stenta a decollare, altre che vivono di
una pastoralizzazione della loro economia in termini assolutamente marginali … Tutto
questo, mentre tutto il Paese vede dilapidare le proprie risorse nelle mani di sfruttatori
stranieri o incantatori di genti attraverso false promesse e garanzie. Quindi la gente
ribolle e nel senso e nella direzione di trovare da ogni parte un itinerario che la
possa favorire si scatena la contraddizione di lotta politica e militare tra le genti
del luogo.
D. - Quanto è alto il rischio che di nuovo gli jihadisti impugnino
le rivendicazioni dei Tuareg?
R. - Il rischio è altissimo, perché le rivendicazioni
dei Tuareg affondano le loro radici in un processo di rivendicazione identitaria,
linguistica e culturale di quel popolo, tanto che sono le problematiche sensibili
su cui qualsiasi operazione anche demagogica di sostegno può innestare derive terroristiche.
D.
- Dopo l’intervento francese oggi la comunità internazionale non può dimenticare il
Mali …
R. - L’intervento della comunità internazionale è stato debole e fallimentare,
perché ha un difetto di fondo, storicamente verificabile attraverso gli ultimi decenni:
il periodo della colonizzazione e della decolonizzazione; salvaguardare i propri interessi
senza alcun rispetto onesto e veritiero per le situazioni locali sotto il profilo
appunto umanitario, culturale, etico e linguistico.