Filippine: colletta Cei per le popolazioni colpite dal tifone
Non si arresta l’impegno della Chiesa a favore delle popolazioni delle Filippine,
messe in ginocchio lo scorso 7 novembre dal super-tifone Haiyan. Raccogliendo l’accorato
invito del Santo Padre, oggi, in tutte le parrocchie d’Italia, si terrà una colletta
straordinaria, indetta dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana. Le offerte
saranno devolute alla Caritas italiana presente nelle Filippine, ora impegnata nella
fase di ricostruzione e di accompagnamento delle famiglie colpite dall’emergenza.
Sull’iniziativa che permetterà di offrire un aiuto concreto e diretto alle vittime
di questa catastrofe, Cecilia Sabelli ha intervistato Paolo Beccegato,
vicedirettore e responsabile area Internazionale di Caritas italiana:
R. - Questa
iniziativa è estremamente importante - in primo luogo - perché i media internazionali
e anche quelli nazionali hanno in qualche modo fatto scendere nell’oblio questo grande
disastro: probabilmente il più imponente nella storia come super tifone, come magnitudo
e come danni che hanno colpito un intero Paese, soprattutto la parte centrale delle
isole Visayas. Il problema non è stato risolto: si stima che più di 10 milioni di
persone, in questo momento, abbiano bisogno di tutto. Ecco perché l’appello alla solidarietà
di Papa Francesco e della Conferenza episcopale italiana giunge quanto mai opportuno,
proprio per dare concretezza alle nostre intenzioni e al nostro sostegno quotidiano
al fianco di queste popolazioni.
D. – Si affaccia una seconda fase, quella
successiva alla catastrofe, della ricostruzione, che si annuncia molto impegnativa…
R.
- Ci sono ancora milioni di persone che, avendo perso la casa, vivono in alloggi di
fortuna, in centri comunitari; moltissimi sono ospitati nelle parrocchie, nelle strutture
della Chiesa stessa. Quindi, da questo punto di vista, c’è bisogno di offrire loro
cibo, l’acqua potabile, indumenti. Queste persone hanno perso tutto: hanno perso la
casa, hanno perso i loro pochi averi. Poi non bisogna neanche trascurare i bisogni
psicologici. Queste persone hanno spesso alle spalle delle vite spezzate: pensiamo
a tutte le vittime, pensiamo a tutte le persone ferite, ai molti dispersi che rimangono.
Spesso in queste situazioni si rischia di trascurare questi aspetti che evidentemente
implicano per noi un’attenzione anche spirituale. Tutto questo non è risolvibile in
poco tempo: quando si comincerà la ricostruzione, quando si faranno dei progetti anche
di sviluppo, occorrerà sempre tenere presenti questi aspetti nel medio e lungo periodo.
L’esperienza ci insegna che sarà un lavoro di anni e questo, appunto, è quello che
ci accingiamo a fare.
D. - La colletta coincide anche con la prima domenica
di Avvento: come questa raccolta si collega a questa data in cui si apre il nuovo
anno liturgico?
R. - Direi proprio che l’incarnazione di Dio nella persona
di Gesù e il nostro prepararci a questo sottolineano proprio i temi importantissimi
della vicinanza, della fraternità, della famiglia umana, dei più piccoli, dei padri,
delle madri… Il nostro prepararci al Natale quest’anno è veramente e estremamente
collegato alla nostra solidarietà verso questa popolazione filippina, che è di grande
dolcezza, mansuetudine… Li conosciamo molto bene i filippini, anche qui da noi, e
nei vari Paesi del mondo dove emigrano con un atteggiamento di grandissima umiltà
e di grandissima vicinanza - a loro volta - verso le altre popolazioni. Ecco perché
si contestualizza molto bene questa iniziativa nei temi dell’Avvento e nelle nostre
esperienze quotidiane e concrete con questa gente che, appunto, ci offre degli esempi
davvero molto evangelici.