Vaticano. Simposio su sviluppo sostenibile ed economia solidale in Africa
Riflettere su quanto e come è possibile in Africa un’economia solidale e uno sviluppo
sostenibile alla luce della situazione attuale del continente e degli attori che vi
sono impegnati. Questo alla base del Simposio internazionale ospitato oggi nella sede
della Pontificia Accademia delle Scienza, in Vaticano, promosso dalla Fondazione Sorella
Natura. Introducendo il dibattito, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito
della Congregazione per i Vescovi, ha voluto sottolineare che, trovandoci “dentro
un sistema globale nel quale tutto è interdipendente, o ci si impegna a salvaguardare
il bene comune o tutti avremo gravi danni.” A seguire i lavori c’era Gabriella
Ceraso:
Pensiero e azione:
occorrono entrambi per uno sviluppo sostenibile in Africa. E se l’impegno deve essere
coordinato e sistematico tra politica, società e organismi internazionali, uno degli
aspetti più importanti da tutelare è l’educazione. Le parole del cardinale Giovanni
Battista Re sono anche quelle dell’arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica
del Congo, il cardinale Laurent Monswengo Pasinya, che parla di formazione urgente
della classe dirigente africana, per quello che è il reale modello di sviluppo, fallite
le teorie tradizionali, e cioè quello offerto dalla Dottrina Sociale della Chiesa,
lo sviluppo integrale: una sfida - dice - più grande della povertà. E’ durevole e
solidale, perché non coincide con sviluppo economico, né - tout court - con
diritti umani, ma considera l’uomo come persona, come umanità intera e mai si dimentica
che tutto è dono di Dio. Il cardinale Monswengo Pasinya:
“I cristiani
devono pregare, perché devono rendersi conto che lo sviluppo è un dono di Dio ed è
un dono di Dio nella fratellanza. E anche la pace che vogliamo sia il nuovo nome dello
sviluppo è un dono di Dio. Senza pregare non arriveremo a farlo”.
La tutela
dei diritti umani, il valore della persona, la ricchezza delle diversità: questa è
l’ottica con cui guardare all’Africa aggiunge il ministro per l'Integrazione, Cécile
Kyenge. “La politica internazionale - sostiene - dovrebbe intervenire per sanare
innanzitutto l’instabilità interna dell’Africa e la corruzione, che ostacolano lo
sviluppo e su cui la Chiesa è già impegnata in prima linea. Il ministro Kyebge:
“La
Chiesa può avere un ruolo molto importante proprio nel cercare di portare la pace,
nel cercare di aumentare anche l’empowerment - la capacità di
ognuno di noi di credere che ciascuno è una risorsa. Quindi, la salvezza può arrivare
soltanto delle energie che mettiamo in campo”.
Al Simposio arriva la testimonianza
anche di un missionario, padre Piero Gheddo: “lo sviluppo dell’Africa - dice - viene
dal Vangelo oltre che dall’educazione, perché la religione animista e l’analfabetismo
sono i nemici più atavici del progresso vero nel continente”.
Sull’incubo
del terrorismo e sulla mancanza di rapporti tra gli Stati africani, insiste invece
Romano Prodi, inviato speciale del segretario generale dell'Onu per il Sahel:
“Se
non c’è un mercato grande, se non c’è un’economia continentale o perlomeno per grandi
regioni, lo sviluppo è certamente limitato. Dal punto di vista del contorno esterno,
inoltre, bisogna che continui un’apertura dei mercati. In questo momento, l’Africa
ha bisogno ancora di essere trascinata da una domanda di esportazione”.
E
proprio nel Sahel è in corso un progetto regionale che può fare da apripista per tutto
il continente. Ancora Romano Prodi:
“L’Onu ha impostato un piano
di sviluppo futuro che vede la cooperazione fra i diversi Paesi, la scelta di cinque
priorità - cibo, energia soprattutto solare, scuola, salute e infrastrutture - in
modo da poter attrarre gli investimenti stranieri e aumentare l’offerta di cibo per
evitare le carestie, che ritornano sempre”.
A Romano Prodi, come al cardinale
Oscar Maradiaga e all’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è stata consegnata
la Laurea honoris causa durante il Simposio, proprio per l’impegno messo in
campo nel continente africano.