2013-11-29 14:09:53

Aids. Rapporto Unicef: 850 mila contagi evitati ma è allarme per gli adolescenti


Alla vigilia della Giornata internazionale contro l’Aids è l’Unicef a pubblicare il nuovo rapporto “Towards an Aids free generation” con cifre relative alla diffusione del virus dell’Hiv nel mondo e i grandi progressi fatti nella prevenzione della trasmissione materno-infantile; mentre ancora resta l’allarme per gli adolescenti. Dai ricercatori italiani e svedesi arriva poi una buona notizia: al Bambin Gesù di Roma è stato sperimentato il primo vaccino pediatrico terapeutico contro il virus. Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Il numero dei bimbi contagiati dall’Hiv, perché nati da madri sieropositive continua a diminuire e dal 2005 ad oggi sono oltre 850 mila le infezioni scongiurate, merito dei farmaci antiretrovirali vero, ma anche di servizi mirati e campagne di sensibilizzazione che hanno avuto maggior successo in Paesi ad alta presenza del virus come quelli dell’Africa sub Sahariana. Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

“Oggi, anche se una donna è incinta ed è sieropositiva non significa che il suo bambino debba avere poi lo stesso destino e che lei non possa condurre una vita sana. Quindi, possiamo dire che la situazione, in alcuni Paesi, ad alta presenza di Hiv, come l’Africa sub Sahariana, hanno registrato davvero dei miglioramenti. Ne cito soltanto alcuni. Tra il 2009 e il 2012 i nuovi contagi fra bambini sono diminuiti del 76% in Ghana, del 58% in Namibia, del 55% in Zimbabwe. Insomma, sono dati questi che, a guardarli qualche anno fa, sembravano irraggiungibili”.

Se il trend sui più piccoli fa ben sperare, per una vita libera dall’HIV preoccupa invece quello sugli adolescenti. Nella fascia dai 10 ai 19 anni infatti, le morti legate all’Aids sono aumentate del 50% passando, dal 2005 al 2012, da 71 mila a 110 mila casi; mentre sono circa 2,1 milioni i ragazzi che ad oggi si trovano a combattere con questa malattia. Cosa fare allora, dove concentrare gli sforzi? Ancora Andrea Iacomini

“Dobbiamo aumentare il numero di interventi ad alto impatto, cercando di utilizzare un approccio integrato, proprio per evitare nuovi contagi, specialmente fra gli adolescenti. Raggiungere tutti non è facile. Nel Rapporto si parla di una generazione libera dall’Aids, in cui i bambini nascono liberi e lo saranno per sempre. Questo vuol dire accesso alle cure e che la salute e il benessere delle donne, soprattutto, devono essere al centro delle risposte, che vengono date all’Aids. Per raggiungere, quindi, questo obiettivo c’è bisogno di nuovi e semplificati trattamenti antiretrovirali. Ci sono maggiori opportunità per curare le donne affette da Hiv, grazie proprio a questi trattamenti, durante la gravidanza, il parto e l’allattamento. Naturalmente questa cura, di cui ho parlato, comporta l’assunzione di una compressa al giorno. Niente, dunque, di così complesso, naturalmente. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che proprio le innovazioni e i nuovi modi di lavorare rendono i test e le cure sempre più accessibili, efficaci ed efficienti.

La cura e l’attenzione alle mamme continua ad essere la priorità per l’Unicef e per altre Ong che operano per debellare questa piaga; intanto però dai ricercatori italiani e svedesi arriva una risposta significativa alla malattia: la messa a punto del primo vaccino pediatrico terapeutico contro l’Hiv testato con successo al Bambin Gesù di Roma. Obiettivo – spiega il dottor Paolo Palma immunoinfettivologo dell’ospedale romano è arrivare alla sospensione dei farmaci:

R. - Parliamo di un vaccino terapeutico “Adn”, che ha lo scopo di educare il sistema immunitario di un bambino già infetto a riconoscere il virus e a controllare la replicazione del virus con le proprie forze, senza l’ausilio della terapia. L’obiettivo finale sarebbe, intanto, la sospensione dei farmaci - il primo punto – ma bisogna vedere quanto tempo un soggetto vaccinato riesce a reggere, senza terapia antiretrovirale, e quanto tempo riesce a mantenere queste risposte protettive, che permettono il controllo del virus.
D. – Gli effetti benefici sui piccoli pazienti offerti da questo vaccino sono tanti…Innanzitutto si riduce il rischio dei fallimenti dovuti alla non costanza della terapia ordinaria, ma c’è anche una riduzione dei costi che non va sottovalutata, sia per le famiglie sia per i sistemi sanitari nazionali?

R. – Assolutamente sì. Là dove viene sospeso un farmaco si ha una riduzione dei costi perchè naturalmente ogni farmaco ha un costo. In particolar modo, è stato calcolato che un soggetto con infezione da Hiv costa ai sistemi sanitari nazionali una media di 13 mila-14 mila euro l’anno. Naturalmente questi costi sono dovuti allo stato attuale dell’arte, che prevede che un soggetto con infezione da Hiv si curi tutti i giorni. In Italia è possibile, grazie proprio al sistema sanitario nazionale, accedere alla terapia in maniera totalmente gratuita, così come è possibile accedere al counseling e alla prevenzione. Esistono però, Paesi – il Terzo Mondo, ma anche Paesi civilizzati – in cui la terapia antiretrovirale viene passata solamente a coloro che hanno l’assicurazione adeguata, in cui appunto la terapia è a pagamento e l’accesso alla terapia naturalmente viene spesso non garantito soprattutto per le popolazioni pediatriche. In questi casi ecco, si ridurrebbero notevolmente i costi per le famiglie.







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