Albania: grande preoccupazione dei vescovi per la proposta del matrimonio gay
“Non possiamo restare indifferenti”. La Conferenza episcopale dell’Albania (Cea) in
una dichiarazione, diffusa in questi giorni, esprime “grande preoccupazione” per le
recenti dichiarazioni dell’avvocato del popolo, Igli Totozani, che ha affermato: “L’Albania
deve diventare il primo Paese nei Balcani a permettere il matrimonio gay”, informando
che un disegno di legge è già pronto per essere sottoposto al voto del Parlamento.
Come già avvenuto nel 2009, scrivono i vescovi, “spinti non solo dalla nostra fede
cristiana, ma anche dal nostro impegno per una società forte e sana, non possiamo
tacere di fronte a questo dibattito”. È il “rispetto” verso “la dignità del matrimonio”
che “ci obbliga a parlare esplicitamente contro una proposta del genere”. Nella dichiarazione
i vescovi analizzano quanto “insegna la Parola di Dio sulla creazione” e ricordano
“la legge naturale scritta nel cuore dell’uomo ed espressa chiaramente nelle Sacre
Scritture”. È questa, scrivono, la premessa che ha portato a definire il matrimonio,
“in ogni epoca, cultura e fede”, come “unione completa tra uomo e donna”. E “nessun
Parlamento deve avere la competenza di cambiare questa definizione”. Dunque, “per
amore della verità, non possiamo chiamare 'matrimonio’ un’unione tra due persone dello
stesso sesso e non possiamo affermare che tale unione sia un diritto”. I vescovi rivolgono,
quindi, “un appello ai parlamentari, indipendentemente dalla fede e dall’appartenenza
politica”, a “tenere in considerazione, prima di tutto, il bene della società” tenendo
ben presente che “il nucleo, che la compone e la costituisce, non è l’individuo, ma
la comunità familiare”. Al riguardo bisogna considerare che “non è progresso ogni
innovazione”. E “non dobbiamo sbagliare pensando che l’approvazione di una legge a
favore del 'matrimonio’ tra persone dello stesso sesso, ci presenterà al cospetto
del mondo come un Paese progredito”. Da qui l’impegno a “difendere i valori etici
che promuovono la famiglia”: “Solo, allora, avremo una società forte”. Un appello
viene rivolto anche all’avvocato del popolo: bisogna “rivolgere un’attenzione più
concertata ai problemi reali della società albanese, invece di concentrarsi su questioni
che non hanno nulla a che vedere con la tutela delle fasce emarginate della popolazione
e il cui unico obiettivo è distrarre l’opinione pubblica da questioni più essenziali
per la democrazia e il futuro del Paese”. (R.P.)