2013-11-27 14:46:20

Siria: donati dalla Chiesa 78 milioni di dollari. Missione umanitaria in Libano per i bimbi rifugiati


Presentata ieri mattina in Sala Stampa della Santa Sede la missione sanitaria per i bambini siriani in Libano, promossa dal Pontificio Consiglio Cor Unum, dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e da Caritas Libano. Sono intervenuti alla conferenza stampa il cardinale Robert Sarah, presidente del dicastero vaticano, padre Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano, il prof. Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù, e la dott.ssa Maya El Hachem, libanese, capo progetto e responsabile di Dermatologia dello stesso nosocomio. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Un esempio di “grande impegno” e “stretta collaborazione” che strutture diverse della Santa Sede hanno saputo sviluppare, “accomunate dalla condivisione della pastorale della carità e dalla testimonianza del Vangelo verso gli ultimi”. È la missione sanitaria per i bambini siriani in Libano nelle parole del cardinale Robert Sarah. Un progetto che partirà i primi di dicembre, con una durata iniziale di tre mesi: con i fondi stanziati nella prima fase, si potranno aiutare tra i 3 e i 4 mila bambini, comprando il medicinale pediatrico necessario. La zona scelta è quella della valle della Bekaa, regione a maggioranza musulmana al confine con la Siria.

Secondo dati Onu, il Libano ospita al momento oltre 800 mila rifugiati siriani - le autorità di Beirut ne calcolano già 1.200.000, anche se i flussi, legali e illegali, continuano giornalmente - su un totale di più di due milioni riparati anche in Giordania, Turchia, Cipro, Egitto, Iraq: di questi, circa il 52% è composto da bambini e ragazzi sotto i 17 anni. Da non dimenticare poi i 4 milioni di sfollati interni alla Siria. Fin qui, la Chiesa cattolica ha stanziato per la crisi siriana oltre 78 milioni di dollari principalmente per i settori dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, dell’aiuto agli anziani, dell’alimentazione, con interventi in 20 città siriane e per le comunità di rifugiati negli Stati confinanti; oltre 60 le istituzioni che operano oggi sul campo e più di 40 gli organismi cattolici che hanno finanziato questi sforzi. Tra loro l’Ordine di Malta, Aiuto alla Chiesa che Soffre, il Jesuit Refugee Service, il Catholic Relief Services, la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Su sollecitazione di Papa Francesco, che il 7 settembre scorso ha indetto una Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, seguita poi da altri appelli e inviti al raccoglimento, la nuova missione sanitaria giunge in un momento particolare, come ha spiegato il cardinale Robert Sarah, che tra qualche giorno visiterà il Libano:

“Si avvicina il Santo Natale, un periodo nel quale purtroppo il consumismo sopravanza spesso il messaggio dell’Annuncio della Nascita di Gesù: noi crediamo che il regalo più bello che possiamo fare per aiutare i bambini che soffrono a causa della guerra in Siria sia quello di far ritrovare loro il sorriso e di poter continuare a vivere, accompagnandoli in una crescita che deve essere non solo materiale, ma anche e soprattutto spirituale e umana”.

A Beirut, è nato un ufficio informazioni e comunicazione relativamente alle attività che le organizzazioni stanno svolgendo e agli aiuti distribuiti. Un organismo che, ha detto il porporato, “continuerà a essere centrale anche nella fase, speriamo vicina, nella quale il conflitto sarà terminato”. L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, già attivo in progetti di solidarietà internazionale, è impegnato direttamente nella missione, come ha illustrato il prof. Giuseppe Profiti:

“In modo particolare vogliamo affiancarci a Cor Unum e, con il supporto di Caritas, riuscire ad arrivare a creare una sorta di ponte, che parte in ragione di quello che è il dimensionamento del bisogno e si sposta in relazione alla visione e agli scenari che sono disegnati da Caritas Libano. Ma è un punto che trova, attraverso l’Ospedale, la capacità di portare quelle ‘specialità cliniche’ che sono le più idonee per questo determinato momento”.

L’urgenza dell’intervento è stata sottolineata da mons. Simon Faddoul:

“The joint program announced today…
Il programma comune annunciato oggi è particolarmente necessario. Mira a ridurre il dolore e la sofferenza di molti bambini che vivono in Libano, siano essi rifugiati siriani o bambini delle comunità ospitanti. Di questa categoria, non si è occupata specificamente alcuna agenzia umanitaria in territorio libanese”.

In questo contesto, c’è “molto” da fare, ha aggiunto la dottoressa Maya El Hachem, spiegando che l’impegno del Bambino Gesù sarà per il momento di supporto al personale locale. Significativa l’emergenza sanitaria tra i rifugiati:

“Non avendo acqua, non avendo servizi, vivendo tutti insieme in tende e tenendo presente che adesso ci sono la pioggia e il freddo - e la Bekaa è una zona molto fredda - ci sono ovviamente infezioni. Si tratta di infezioni cutanee, epidemie di scabbia, pidocchi, leishmania. Adesso, si sta diffondendo un’epidemia di poliomielite, un’infezione che non dovrebbe più esserci grazie alle vaccinazioni. Presenti anche delle banalissime gastroenteriti - infezioni ricorrenti causate da un basso livello di igiene - e pleuropolmoniti dovute al freddo. La necessità che emerge è dunque quella della pediatria di base, nonché di dermatologia. Quindi, il nostro progetto sarà incentrato su vaccinazioni e cura dei problemi base di questi bambini. Ovviamente, visitando tanti piccoli, saranno rilevate poi patologie un po’ più complesse per le quali sarà necessario appoggiarsi ad ospedali locali. Per questo, sono stati presi contatti con l’ospedale di Tall Shiha, che è un ospedale della Chiesa greco-cattolica”.

Ultimo aggiornamento: 28 novembre







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